«Tensioni possibili nei prossimi mesi»

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ROMA — La pesante riforma delle pensioni; i 300 mila lavoratori coinvolti in crisi aziendali, col rischio, per 30 mila di essi, di perdere il lavoro; le preoccupazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, consapevole dei sacrifici chiesti a lavoratori e pensionati. È difficile essere ottimisti per ciò che attende il mondo del lavoro nel 2012. Ma ieri i sindacati hanno fatto un passo oltre e hanno lanciato l’allarme su possibili «tensioni sociali». Lo ha fatto esplicitamente il segretario della Cgil, Susanna Camusso, invocando come antidoto «un piano straordinario» per il lavoro. Una richiesta al presidente del Consiglio, Mario Monti, che, nella conferenza stampa di fine d’anno, rispondendo a una domanda, aveva assicurato: «Faremo di tutto per evitare tensioni sociali». Parole alle quali si è in qualche modo collegato ieri il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco. Per «evitare il pericolo di tensioni sociali», ha detto, è necessario «essere più positivi» e «creare coesione». La partita fra governo e sindacati si giocherà  dalla seconda settimana di gennaio quando, al ministero del Lavoro, partirà  il confronto sulla riforma del mercato del lavoro. Riforma che, per l’esecutivo, deve rafforzare le occasioni di impiego per i giovani, se necessario attraverso un «contratto unico», al posto della miriade di rapporti di lavoro precari, ma senza i vincoli dell’articolo 18 sui licenziamenti. I sindacati però, e anche il grosso del Pd, si oppongono a toccare lo Statuto dei lavoratori e spostano l’accento sulla riforma degli ammortizzatori sociali, per rafforzare gli strumenti di sostegno al reddito per chi perde il lavoro, a partire da subito, perché appunto il 2012, dicono Cgil, Cisl e Uil, rischia di essere un anno nero per l’occupazione. Secondo Camusso «c’è un rischio reale di tensioni crescenti nei prossimi mesi». Per questo, aggiunge la leader della Cgil, «rilanciamo con forza la necessità  di un piano per il lavoro e l’avvio di un confronto col sindacato». Camusso chiede quindi al premier: «Il professor Monti è disponibile a condividere strategie e politiche? Se lo è, noi faremo, come sempre, la nostra parte», purché sia garantita l’«equità  nei sacrifici e nei benefici: non il rigore cieco e l’aumento delle diseguaglianze». La priorità , conclude Camusso, è «un piano per i giovani che guardi a scuola, formazione, lavoro stabile e qualificato, retribuzione giusta e previdenza adeguata». Il governo, aggiunge il segretario della Uil, Luigi Angeletti, deve cambiare rotta: «Non è nostra intenzione fare del conflitto sociale la regola, ma è chiaro che l’esecutivo si illude se pensa che possiamo sopportare un 2012 carico di disoccupati. La combinazione di recessione, pensioni più basse, redditi reali decrescenti e minore occupazione non è un buon viatico per la pace sociale, anzi è benzina sul fuoco». Enrico Marro


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