Mussari: “La Bce non segua le indicazioni delle agenzie di rating”

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MILANO – Ancora polemiche su agenzie di rating e loro funzione. «Ci si chiede se il potere di influenza di questi signori sia giusto – ha ribadito il presidente Giuseppe Mussari, dopo averlo detto a Repubblica domenica scorsa – Se non c’è soddisfazione sul lavoro di un fornitore c’è una sola soluzione: non utilizzare più i suoi risultati». Il banchiere non ha chiesto che l’Europa o la Bce strutturino una loro agenzia («anche perché la Bce ha tutti gli elementi per determinare la qualità  della liquidità  che le viene portata»), ma ha sottolineato come «tutte le banche italiane stanno molto attente a come comunicare al mercato, mentre con le società  di rating siamo all’annuncio di quel che si farà : una metodologia non congrua rispetto alle regole che questo Paese si è dato». Sull’Italia, Mussari ha ribadito: «È solida e restituirà  il debito fino all’ultimo centesimo».
Il recente declassamento – di due livelli – del debito italiano da parte di S&p ha fatto muovere anche la Consob. La Commissione, ha riferito il segretario generale Claudio Salini, sta verificando l’andamento dei mercati di venerdì scorso, dopo i rumors sul declassamento in arrivo: «Stiamo guardando l’operatività  di venerdì come ogni volta che c’è un andamento del mercato non spiegato da una notizia non ufficiale». Contro S&p s’è mosso anche il Pdl, la cui parlamentare Laura Ravetto ha inoltrato un esposto all’Antitrust per verificare se sussistano i presupposti per un’istruttoria, e disporre eventuali provvedimenti cautelari sui profili di abuso di posizione dominante e comportamenti abusivi, come prevede il Trattato Ue. «È un’iniziativa assolutamente sostenibile, e un altro pezzo dell’iniziativa che il Parlamento ha il dovere in modo unitario di assumere verso l’Europa sulle agenzie di rating», ha commentato il responsabile commissioni economiche del Pd, Francesco Boccia.
Fuori dall’Italia ben altri problemi arrovellano i grandi del mondo. Il Fondo monetario internazionale ha chiesto uno sforzo supplementare fino a 500 miliardi di dollari, da dare in prestito ai Paesi in difficoltà  per la crisi finanziaria nell’area euro; la somma comprende i 200 miliardi su cui s’è già  impegnata l’Unione. Tuttavia a stretto giro sia Gran Bretagna sia Usa hanno rigettato l’offerta. «Il Regno unito è pronto ad aumentare il suo contributo al Fmi, ma non a venire in soccorso dell’euro» ha ribadito il premier britannico David Cameron. E il Tesoro americano ha detto: «L’Fmi può giocare un ruolo importante in Europa ma gli Usa non hanno intenzione di dargli ulteriori fondi, perché il Fmi non può sostituire l’Ue, può solo essere supplementare».


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