Occupazione e contratti spuntano gli aiuti regionali

Loading

ROMA — Il peggior rischio per il governo, alla vigilia della trattativa sul mercato del lavoro, che dovrebbe partire alla fine della settimana, è che le parti sociali, che si vedranno tra loro mercoledì, si saldino su posizioni conservative dell’esistente, ciascuna inalberando il proprio tema-tabù. 
E invece per il presidente del Consiglio, Mario Monti, tabù non ce ne sono: il premier è determinatissimo e considera questa trattativa la più importante per la crescita del Paese e la credibilità  internazionale. Al punto di legare il prosieguo del proprio impegno al governo all’esito della stessa. O riforma o dimissioni, per dirla brutalmente. 
Su ciascuno dei quattro tavoli su cui si aprirà  il confronto, forme contrattuali, formazione, flessibilità  e ammortizzatori sociali, il governo vuol portare a casa un risultato spendibile in Europa. Questo significa che si parlerà  anche di flessibilità  in uscita, il tema più caldo. 
Ma per evitare che tutto salti, è possibile che l’esecutivo proponga una sperimentazione territoriale di flexsecurity. Si tratta della possibilità  che alcune Regioni si prestino a provare la nuova formula quasi-danese (quella danese è troppo costosa) pagando, ai lavoratori che perdano il lavoro, i costi del ricollocamento e dei servizi di riqualificazione mirati. Certo, servirà  che ci siano anche imprese disponibili a garantire, durante la riqualificazione, un trattamento complementare di disoccupazione, ma il modello che dovrà  scaturirne è quello di cui parla in questi giorni Monti: non la tutela del posto di lavoro ma quella del lavoratore. 
Per arrivare a parlare di questo bisognerà  disinnescare tutta una serie di mine poste sul percorso. Qualche errore di comunicazione è già  stato fatto: la presentazione del documento da parte del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha messo in agitazione i sindacati, malgrado sia stato ritirato. Ieri il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha inviato il suo messaggio: «La Cisl è per trovare una sintesi, con una trattativa senza paletti che privilegi una soluzione condivisa da tutte le parti sociali e dalla maggioranza parlamentare». Ancora più esplicito Luigi Angeletti, segretario generale della Uil che ieri ha dichiarato: «Deve essere chiaro che una trattativa deve avere una mission: dobbiamo sapere se vogliamo fare un accordo o solo uno scambio di opinioni». Tradotto: il governo non si azzardi a formulare una propria sintesi delle posizioni in campo per proporla al Parlamento. Per Cisl e Uil la sintesi va trovata al tavolo, con tutte le parti sociali, altrimenti il Parlamento si spaccherà  e non approverà  mai un documento imposto. È questo, più che un improbabile «avviso comune», il messaggio che dovrebbe emergere dal vertice delle parti sociali che forse si terrà  presso la sede dell’Abi, l’associazione delle banche.
Il governo peraltro si è prefissato dei tempi: l’idea è chiudere i tavoli a fine febbraio e avere un disegno di legge che possa essere varato entro marzo, prima delle scadenze elettorali (amministrative), affinché la trattativa non sia inquinata dalla campagna elettorale. Dunque c’è più tempo rispetto ai tre provvedimenti adottati finora, ma c’è anche una scadenza. Anche lo strumento è diverso: non un decreto ma un disegno di legge che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe essere varato nel giro di un mese. Anche questa, una scommessa. 
Perché tutto funzioni, uno schema di lavoro c’è, anche se non saranno consegnati documenti. Le linee guida si colgono tra le righe delle ultime dichiarazioni rese da Monti e Fornero. Semplificare la giungla dei contratti, disincentivando quelli che producono precarietà  è un obiettivo su cui convergono tutte le parti, come anche rafforzare l’apprendistato. Le divergenze per ora iniziano parlando di formazione e ricollocamento e proseguendo sul tema degli ammortizzatori sociali, dove il governo prevede una flessibilità  in uscita in cui il lavoratore non venga abbandonato a se stesso. «Emergenza è la precarietà , se la parola riforma ha senso, da lì bisogna partire» ha mandato a dire via Twitter ieri il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, indicando la priorità  per il suo sindacato. Ma anche per questo governo.


Related Articles

Madrid pronta a chiedere gli aiuti

Loading

Fonti Ue: già  nel fine settimana. «Il fondo taglia tasse in Italia? Dopo il voto»

Un segnale a Big Oil ora le Borse sono pronte a spostare i soldi sull’energia pulita

Loading

L’obiettivo dei 2 gradi impone di lasciare sotto terra due terzi delle riserve. E 14mila miliardi volano verso “Big Green”

Anche Madrid vara l’austerità  più tasse come Roma e Atene

Loading

Nei tre Paesi misure sui deficit pubblici per 150 miliardi   Ieri il governo spagnolo ha approvato la maxi manovra da 27 miliardiLe incognite del risanamento tra debito in crescita e i paletti di Bruxelles 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment