Svizzera, salta il presidente della Banca centrale

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ZURIGO – Un terremoto mediatico e istituzionale scuote la Svizzera dove, ieri, si è dimesso il presidente della Banca Nazionale, Philipp Hildebrand, sotto pressione dall’inizio dell’anno, per un presunto caso di insider trading valutario. Una vicenda consumatasi in meno di un mese, con un crescendo devastante, per il banchiere centrale. Una vicenda innescata da Christoph Blocher, l’ex-ministro della Giustizia leader carismatico dell’Udc, il partito della destra populista, che è il più votato in Svizzera. 
A metà  dicembre Blocher si è presentato dalla presidente della Confederazione, Micheline Calmy-Rey, con dei documenti bancari relativi ad un’operazione di acquisto e vendita di dollari, effettuati da Kashya Hildebrand, moglie del capo della banca centrale. «Una copia di cattiva qualità  di estratti conto», ha confermato il portavoce governativo, Andrè Simonazzi. La tesi di Blocher, su cui l’esecutivo ha indagato, assolvendo Hildebrand, è che sua moglie, oggi gallerista ma un tempo trader finanziario, abbia speculato, guadagnando circa 70 mila franchi, essendo al corrente della decisione del marito di stabilire un cambio fisso, tra franco ed euro, per tenere la valuta elvetica al riparo dalla speculazione. Una decisione presa lo scorso 6 settembre e riverberatasi su tutte le monete, in balia della crisi finanziaria. Fatto sta che, il 15 agosto, ovvero tre settimane prima, Kashya Hildebrand aveva acquistato dollari per 400 mila franchi, pagandoli tra i 75 ed i 77 centesimi l’uno. Il 4 ottobre, con il cambio fisso in vigore da circa un mese, ecco che i dollari vengono ricambiati in franchi, mentre intanto il loro valore era salito a 92 centesimi. Stretto nella morsa del mastino Blocher e dei giornali vicini al suo partito, venerdì scorso Philipp Hildebrand aveva dichiarato, nel corso di una conferenza stampa, che «l’operazione del 15 agosto è avvenuta a mia insaputa». «Il giorno successivo, alle 7.30 del mattino – aveva precisato – ho mandato una e-mail al nostro consulente bancario, pregandolo di non agire più senza la mia autorizzazione». Colpa, insomma, della moglie, una donna che il presidente della Banca Nazionale non ha esitato a definire di “forte personalità “. 
Al suo avversario Blocher non rimprovera, tuttavia, solo il presunto insider trading di agosto, piuttosto l’insieme della sua politica monetaria, accusandolo di aver preso “rischi sconsiderati”, di “aver bruciato 150 miliardi”, acquistando euro per contribuire ad evitare l’implosione della moneta unica. Blocher non ha esitato a giocare pesante, fino ad utilizzare, lui che è un paladino del segreto bancario, documenti trafugati dalla Banca Sarasin di Basilea, quella di cui si serviva la coppia Hildebrand. Grazie alla complicità  di un informatico, che oggi è un uomo distrutto, ricoverato in una clinica psichiatrica, dopo un tentativo di suicidio, è riuscito a mettere nell’angolo Philipp Hildebrand. Il quale, ieri, ha mollato. «Sono giunto alla conclusione – ha ammesso – che non potrò mai fornire la prova definitiva che la transazione incriminata è stata ordinata da mia moglie». Subito dopo sono giunte anche, le scuse della moglie. «Sono dispiaciuta – ha detto Kashya Hilldebrand – che le mie azioni abbiano messo in dubbio l’integrità  di mio marito».


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