Dalla «lista nera» ai pignoramenti tutte le novità  del decreto fiscale

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Via libera del Consiglio dei ministri, dopo oltre sei ore di discussione, al decreto legge per la semplificazione degli adempimenti fiscali. A sorpresa, salta la norma che avrebbe vincolato l’uso dei fondi recuperati all’evasione fiscale alla riduzione della pressione fiscale per le fasce di reddito più deboli, ed in particolare all’aumento delle detrazioni per i carichi familiari. Mentre secondo fonti della presidenza del Consiglio è passato (anche se non compare nel comunicato) l’articolo del decreto che prevede l’inserimento dei commercianti e degli esercenti, segnalati per la violazione dell’obbligo di emettere scontrini o fatture, nelle “liste” di sospetti evasori nei confronti dei quali l’Agenzia delle entrate condurrà  specifici accertamenti. Il decreto, composto da tredici articoli, servirà  secondo Palazzo Chigi, a fare «ulteriori passi avanti verso l’equità  e il controllo mirato degli illeciti». 
Nel Consiglio non si è discusso, però, solo di fisco. Il governo, insieme al pacchetto di semplificazione, ha approvato anche un decreto legislativo che equipara i lavoratori delle agenzie interinali ai lavoratori dipendenti dell’impresa presso la quale prestano servizio. Per tutta la durata dell’impiego i lavoratori interinali avranno diritto alle condizioni base di lavoro dell’azienda che li occupa: quindi orari di lavoro, straordinari, pause, periodi di riposo, lavoro notturno, ferie e l’accesso a tutti gli strumenti che evitano forme di discriminazione, compresa quella a danno delle donne in congedo di maternità . In arrivo anche alcune modifiche importanti alle norme sullo stato civile. Chiunque potrà  chiedere di aggiungere il cognome della madre a quello paterno, mentre le donne divorziate potranno aggiungere il cognome del nuovo marito ai propri figli, mentre per coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana sarà  possibile mantenere il cognome con il quale erano conosciuti all’estero. Novità  importanti in vista anche per l’immigrazione. Viene infatti abolita la tassa del 2% sulle rimesse degli immigrati, mentre viene raddoppiato, da sei mesi ad un anno, il tempo di permanenza possibile in Italia per lo straniero che perde il lavoro. Il pagamento della tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno diventa obbligatorio solo ogni due anni per i permessi brevi, ed ogni tre per quelli lunghi.


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