Di lotta e di governo, così si torna all’era dell’Unione

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Roberto Giachetti (segretario del gruppo del Pd, già  radicale poi margheritino e ora vicino all’area Franceschini) ce l’ha con Stefano Fassina, che dopo le polemiche sulla sua annunciata partecipazione alla manifestazione della Fiom del 9 marzo. «Noi abbiamo contribuito fortissimamente alla nascita del governo Monti, che ci ha liberato dallo sfascio di Berlusconi e messo con le spalle al muro il Pdl, non dimentichiamocelo. E scegliere di votargli contro non credo che sia un problema di un singolo come Giachetti. Spero che l’ipotesi stessa sia fatta un maniera seria e approfondita».
Fassina, viste le polemiche, ha rimesso la sua partecipazione alla piazza nelle mani della segreteria.
E questo mi ha fatto venire i brividi, neanche fossimo nel Pcus. Il punto è la coerenza con la scelta di appoggiare Monti. In quattro mesi fa meglio di quanto abbiamo fatto negli scorsi 15 anni, e noi anziché rivendicarcelo che facciamo? Ci smarchiamo ogni giorno.
Dovreste sempre dire di sì?
Intanto dovremmo essere coerenti. Abbiamo fondato il Pd sapendo che dovevamo tenere insieme esperienze e culture diverse. Con l’obiettivo di fare le riforme. Invece siamo al punto che il segretario dice che se non c’è l’accordo con le parti sociali noi non votiamo la riforma del mercato del lavoro. Allora: io credo nei partiti e se votarla o no vorrei deciderlo negli organi statutari. C’è una direzione, un’assemblea, i gruppo parlamentari. Non è che lo decide la Cgil. Lo decide il Pd, e poi ciascuno a sua volte sceglie se in nome della propria appartenenza può ingoiare il rospo o se dichiarare l’esperienza finita. Io, sulla giustizia, ho dovuto fare così. 
Bersani non ha detto che voterete no alla riforma. Ha detto che il sì non sarebbe scontato, in quel caso.
Bersani sa benissimo che se dice una cosa così il giorno dopo i giornali titolano come hanno fatto oggi: che pensa al no.
Dichiarare che il Pd voterà  sì a prescindere non autorizza il governo ca non raggiungere l’intesa, tanto in parlamento la riforma passerebbe?
La trattativa la fanno i sindacati. I partiti c hanno un rapporto diverso con il governo. Non sta a noi. Ma qui succede addirittura che due dirigenti (Fassina e Orfini, ndr) vanno a una manifestazione della Fiom contro il governo. 
Fassina dice che non è contro il governo. 
Ma questa è una finzione, una finzione massima. Ma ascolti quello che dicono alla Fiom. Sembra di essere tornati ai tempi dell’Unione, quando i ministri del governo manifestavano contro se stessi. 
Vuol dire che alle manifestazioni contro la spesa per gli F35 i militanti Pd non potrebbero andarci?
Non sto dicendo questo. Una cosa sono i militanti, una cosa i dirigenti. Ci vuole un po’ di linearità . E allora, proprio perché dirigenti, si devono obiettivamente porre il problema della responsabilità  di trovare un punto di mediazione. Cosa che fino a ieri faceva Bersani. Ma adesso anche lui si è messo a passo di carica. Questo è il partito di Pietro Ichino, che piaccia o no, il Pd l’abbiamo voluto così.
Ma lei è d’accordo con l’abolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori?
Penso che si possa cominciare fare un passo avanti, e lo penso da tanto tempo. Non so in base a cosa Fassina dica che chi invece è per riformarlo è in minoranza. Su questo suggerirei di uscire dai forum più o meno partecipati. E non solo sull’articolo 18, anche sulla cassa integrazione straordinaria. 
Quanti colleghi alla camera nel caso sarebbero pronti a seguirla e a votare «secondo coscienza»?
Più di uno è venuto a complimentarsi. Ma spero che se si dovesse prendere la decisione di votare no, la discussione prima sia ampia, approfondita e reale.


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