I peggiori d’Europa eguagliano Merkel a Hitler

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Ci illudemmo tutti che l’abbraccio europeista avesse raffreddato e spento per sempre le ceneri di una guerra continentale millenaria. Ora sentimenti sepolti tornano a battere ai confini, partendo dal Partenone per spargersi nelle grandi capitali dell’Ue, a Roma, a Parigi. Con obbiettivo Berlino.
Qualche sera fa un ambasciatore francese di passaggio mi confidava i suoi timori: «Tanto più Sarkozy ci propone il modello germanico, tanto più i francesi tornano ad essere visceralmente anti tedeschi, riesumando vecchi slogan, neanche fossimo negli anni Quaranta. Temo il male che tutto ciò può portare». Convenni con lui, anche per quanto riguarda il nostro Paese. La sera prima avevo visto un talk show televisivo di successo, dedicato appunto alla Grecia dove un parlamentare del Bundestag, veniva umiliato dalla visione dei massacri delle SS nei villaggi ellenici. La sovrapposizione tra i misfatti di sessant’anni orsono e la sgradevole pedagogia economica imposta oggi dalla Merkel per tornare a far credito ad Atene deve essere apparsa talmente invereconda allo spirito illuminato di un giornalista invitato, da farlo erompere in una interruzione fulminante: «Ma vi siete dimenticati che fra gli aggressori nel ’40 c’eravamo anche noi, che giuravamo di voler spezzare le reni alla Grecia!».
Questo episodio mass-mediatico mi ha fatto riflettere sul legame evidente tra quanti, spostando la critica dall’accanimento terapeutico imposto dai tedeschi alle cicale greche, accompagnano le loro invettive con l’invito ad uscire anche noi dall’euro, proclamando il rifiuto di far fronte al debito. Bisogna far bene attenzione a questi oltranzismi e alla sciagurata equazione tra Germania democratica e Terzo Reich. La proclamano gli stessi che aborrono Monti, accusandolo di essere portavoce della finanza internazionale e sbandierano un ritorno alla piena sovranità  nazionale contro la dittatura dell’Ue.
Se in Italia queste forze si coagulano attorno alla Lega e ai gruppi di estrema destra – ma anche di sinistra, dalla Fiom ai Centri sociali – nel resto d’Europa spaziano dalle destre scandinave e olandesi ai lepenisti in Francia, dai finti liberali austriaci ai parafascisti al governo in Ungheria. Se l’Europa non arriverà  a domare la crisi economica e a far ripartire lo sviluppo, queste forze potrebbero dar vita a una temibilissima offensiva di estrema destra in tutta l’Unione. Del resto, non è un caso che la Merkel chiami a sostegno la sua politica di austerità  come lo scudo che ha impedito all’estremismo post nazista di attecchire in Germania, rassicurando i cittadini tedeschi circa la difesa della serietà  economica e di bilancio (quest’anno l’export ha toccato, con 1000 miliardi di euro, il suo massimo storico). Ora, però, la Cancelliera comincia a capire che il suo successo sulle rovine di altri paesi non è sufficiente ad evitare un futuro rovinoso per tutti. Di qui il suo recente discorso sul rilancio europeo, favorevolmente commentato da Barbara Spinelli su Repubblica (15/2). In questo contesto si inseriscono gli impegni di Monti e l’insperato convincimento che l’Italia riuscirà  a fungere da antemurale nel trattenere dallo smottamento la Grecia e gli altri paesi in pericolo. Questo e non gli ingiusti insulti possono rassicurare i prudenti cittadini di Germania, scottati da tante esperienze negative, dal lasciare il ruolo di severi censori, per costruire, invece, un futuro europeo come ai tempi di Adenauer, Schmidt e Kohl.


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