Il fisco Clandestini, vip, semionesti ecco i sette evasori-tipo nella guida degli 007

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Il loro identikit è ben chiaro agli 007 del Fisco e alla Guardia di Finanza. E’ come se le volanti delle Fiamme Gialle avessero sul cruscotto il loro disegno stilizzato con scritto «wanted». Sono i sette profili-tipo degli evasori fiscali italiani. Le loro abitudini, il loro modo di nascondersi, le pratiche per truccare i bilanci, aumentare i costi, comprare fatture false, sono ben note al Fisco. Una serie di comportamenti che guidano i segugi nella loro azione investigativa. Alcuni sono ai margini, come i lavoratori in nero, altri sono clandestini fiscali, altri – i più difficili da scovare – hanno una doppia faccia: emettono regolarmente gli scontrini e poi manipolano i bilanci. Non mancano i colletti bianchi: si muovono con disinvoltura tra paradisi fiscali e società  off-shore. Nel mirino anche i vip: tenori e calciatori con residenza fiscale in Uk ma attività  nella Penisola.

Il clandestino Ciascuno nasconde 2,8 milioni al fisco E’ IL clandestino del fisco. Non ama le mezze misure e dimostra una buona dose di impudenza. Dovunque viva, nel Nord Est o a Napoli, vive e opera come in quei laboratori cinesi sotterranei dove si arriva calandosi da una botola o attraversando finte pareti in cartongesso. Non sono pochi nel 2011 la Guardia di Finanza ne ha individuati 7.500 che avevano occultato redditi per 21 miliardi, 2,8 milioni a testa. Sconosciuti al mittente, spesso senza telefono fisso e una molteplicità  di schede per cellulare. Compranoe vendono in nero. Caso limite l’imprenditore che aveva messo in cassa integrazione tutti i suoi dipendenti e poi, a spese dell’Inps, aveva ricominciato a far girare le linee di montaggio con vetri oscurati e luci al neon accese.

Oppure il caso del venditore di prodotti finanziari che, sotto falso nome, risultava residente in ogni capoluogo ma sconosciuto al fisco.

Il contribuente bifronte Regolare in apparenza gioca su costi e ricavi IN APPARENZA è un contribuente modello: rilascia regolarmente tutti gli scontrini, emette fattura su richiesta, ha un buon commercialista accanto. Negoziante, professionista o artigiano: il contribuente double-face, doppia faccia, una perbene e l’altra da evasore. In questa categoria c’è il grosso dell’evasione. La sua specialità  è giocare sui costi per abbattere i ricavi e dunque pagare meno tasse sui redditi personali o dell’impresa. Una della mosse più in voga è quella di costi «non inerenti»: mi serve una libreria per la casa? Faccio figurare che la utilizzo per lo studio professionale o l’ufficio e la porto in detrazione come bene strumentale. Mi serve una colf? Perché non stipendiarla in azienda come donna delle pulizie o operaia? Così i costi si gonfiano. E se proprio non funziona faccio un passo in avanti più hard verso l’illegalità ? Compro fatture false in una società  «cartiera». Compiacente.

Il mago in caroselli Crea società  fantasma e poi lucra sull’Iva E’ LO specialista delle frodi carosello. Non è un fenomeno da poco perché lo scorso anno la Guardia di Finanza ha scoperto due miliardi di Iva evasa. Il suo obiettivo è non pagare l’Iva e lucrare sulle detrazioni. Ci vuole spregiudicatezza, capacità  tecnica e buona conoscenza dei meccanismi internazionali. Il presupposto è che, in base alle norme comunitarie, non è l’esportatorevenditore (in questo caso collocato all’estero) che deve pagare l’Iva ma chi importa (in questo caso il malandrino situato in Italia). Lo specialista della frode carosello importa realmente delle merci attraverso una società  schermo (“cartiera”) ma prima di pagare l’Iva la chiude. Così ha già  effettuato la prima parte della truffa. In un secondo momento vende, Iva inclusa, ad un’altra società  (sempre connivente) la merce importata e quest’ultima società  potrà  scaricarsi un’Iva che non è mai stata pagata. L’Iva la pagherà  il consumatore finale.

L’evasore per necessità  ECONOMIA Ai limiti della povertà  pensione e lavoretto E’ LA variante più vasta e quella più difficile da denunciare e colpevolizzare. Ma esiste e viola le regole. E’ l’evasore per necessità .

Pensionato, cassintegrato, statale, disoccupato con sussidio. Il caso più tipico è quello del pensionato che per arrotondare la pensione mette in piedi una attività  in nero: può fare l’usciere di un professionista oppure l’idraulico. Fatto sta che su questa attività  non paga le tasse. Lo stesso si può dire per chi fa il doppio lavoro, magari con il primo a carico dello Stato. Nell’operazione Movida è spuntato un cuoco con sussidio di disoccupazione oppure ci sono cassintegrati che montano caldaie. A conti fatti questa evasione, che emerge dalle pieghe di situazioni al limite della povertà , esiste: la Guardia di Finanza lo scorso anno ha scovato 12.676 lavoratori in nero di cui 2.500 extracomunitari.

41 2 3 Il colletto bianco Prestiti infragruppo tramite paradisi fiscali E’ L’EVASORE dal colletto bianco. Qui ci troviamo negli ambienti più rarefatti: mega studi di consulenza, dove si parla francesee tedesco.

Sono costruzioni e operazioni di altissimo livello. Obiettivo: sfruttare lo spazio europeo per frodare il fisco. Il caso più tipico è quello dei prestiti infragruppo: la collegata o la controllante viene situata in Lussemburgo, in Olanda o in Belgio. Questa società  emette un prestito a favore della «cugina» o «figlia» italiana. Quest’ultima incassa e comincia a restituire e pagare gli interessi. Ebbene, secondo le regole europee, la ritenutaè bassissima (1,3-1,75 per cento). In realtà  tuttavia il prestito arriva da un paradiso fiscale o dagli Stati Uniti e transita solo fittiziamente dall’Europa. Ma il passaggio serve per evitare alla società  italiana di pagare una ritenuta alla fonte, fissata dagli accordi internazionali, del 27 per cento sugli interessi pagati extraUe.

Il vip Residenza a Londra con 30 mila sterline E’ l’evasore vip. Non ha un’azienda, ma un grande nome e grandi guadagni. Tenore di grido, campione della formula uno o delle corse motociclistiche o calciatore. La sua strada per l’evasione si chiama Regno Unito: in quel paese infatti si può assumere lo stato di resident not domicilied, riservato a chi non è nato sul suolo britannico. Per averlo si pagano 30 mila sterline all’anno di imposta forfettarie ma a quel punto la legge di Sua Maestà  consente di sottostare al fisco solo peri redditi di fonte inglese. In altre parole permette, qualora l’attività  economica sia amministrata e controllata al di fuori dell’Inghilterra e, qualora la provenienza dei profitti non sia di origine inglese, di non essere soggetti a tassazione fino a quando i fondi non vengano trasferiti sull’isola. Alla HMRC, cioè alla Her Majesty’s Revenue and Customs si versa quasi nulla e nella patria di origine si risulta emigrati di lusso.

Lo spallone La valigia piena di soldi torna a passare le frontiere LO SPALLONE degli Anni Duemila. Sembrava una pratica destinata ad essere archiviata al periodo dell’austerity, dei rapimenti e della strategia della tensione. Ed invece non è cambiato nulla. Tant’è che la Guardia di Finanza ha messo da qualche tempo una serie di telecamere ai confini con la Svizzera per registrare le targhe di transita ai valichi. Obiettivo: pagare meno tasse sui rendimenti di azioni, obbligazioni e gestioni patrimoniali e non sottostare nemmeno agli accordi sulla doppia imposizione fiscale. Nel corso dell’ intero 2011, la fuga di capitali è arrivata a 11 miliardi. A Ponte Chiasso, Malpensa, Fiumicino: i sequestri di valuta si sono impennati. Riempire una ventiquattr’ ore destinata oltre frontiera con banconote da 500 euro (riescono a starcene fino a 12 mila pezzi, per un valore di 6 milioni di euro) è tornata ad essere un’opzione ricorrente. Una spia del fenomeno? C’è scarsità  di tagli grossi in giro per l’Italia: dai 500 ai 200 euro.


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