In Italia oltre 60 milioni di residenti nel 2011

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ROMA – In Italia la popolazione cresce grazie al “saldo attivo del movimento migratorio con l’estero”, ma l’aumento dell’aspettativa di vita e i bassi livelli di fecondità  fanno del nostro Paese “uno dei più ‘vecchi’ al mondo”. È quanto riporta il “Rapporto sulla Coesione sociale” pubblicato questa mattina da Inps, Istat e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Al 1° gennaio 2011 i residenti in Italia sono 60 milioni e 626 mila, 286 mila in più dell’anno precedente, mentre gli stranieri residenti sono 4 milioni e 570 mila (+335 mila rispetto all’anno precedente) e costituiscono circa l’8% della popolazione. Maggiormente rappresentate tra le cittadinanze straniere quella romena (969 mila residenti), la comunità  albanese (483 mila residenti) e quella marocchina (452 mila residenti). Per quanto riguarda i nuovi nati, nel 2010 sono stati iscritti in anagrafe circa 562 mila bambini. Ogni 100 nati iscritti in anagrafe nel 2009, sono 18 quelli che hanno almeno un genitore straniero, 14 entrambi stranieri. Un bambino su quattro (25,4%), inoltre, è nato al di fuori del matrimonio, il doppio di quanti erano dieci anni prima.

Con i nuovi dati il numero medio di figli per donna si attesta a 1,41, con valori pari a 2,23 per le donne straniere e a 1,31 per quelle italiane. Aumenta l’aspettativa di vita degli italiani: 79,2 anni per gli uomini e a 84,4 per le donne, con un guadagno rispettivamente di circa nove e sette anni in confronto a trent’anni prima. Con questi numeri, spiega l’Istat, insieme al basso livello di fecondità , “l’Italia uno dei paesi più vecchi al mondo”. Al 1 gennaio 2011 si registrano 144,5 anziani ogni 100 giovani. “E’ un trend destinato a crescere – spiega la ricerca -: secondo le previsioni attuali, nel 2050 ci saranno 256 anziani ogni 100 giovani”. L’area del Paese più longeva è quella del Centro nord, mentre il Sud (Isole escluse) si conferma l’area territoriale più giovane del Paese. Cresce anche l’indice di dipendenza, misurato dal rapporto percentuale fra la popolazione in età  non attiva (0-14 anni e 65 e più) e quella in età  attiva (15-64 anni), che passa dal 45,5% del 1995 al 52,3 del 2011. Nel 2050 questo rapporto dovrebbe salire a 84,7.

Calano, invece, i matrimoni celebrati: nel 2009 ne erano 231 mila, 16 mila in meno rispetto all’anno precedente, mentre crescono quelli celebrati con rito civile, i quali sono ormai più di un terzo del totale (37,2%), triplicati rispetto al 1980. Aumenta anche l’età  media del primo matrimonio: 33,1 anni per gli uomini e di 30,1 anni per le donne, con uno spostamento in avanti di circa 6 anni rispetto al 1980. Sempre dai dati del 2009, emerge invece un aumento del 2,1% delle separazioni legali (86 mila) e dello 0,2% dei divorzi (54mila). Se nel 1980 ogni 1.000 matrimoni si registravano 91 separazioni e 37 divorzi, nel 2009 se ne contano rispettivamente 373 e 236.

 

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