«Nessuna minaccia, ma si cerchi l’accordo»

Loading

ROMA — Il segretario Bersani segna la sua linea. I Democratici più vicini a Monti — Veltroni e Letta — vigilano, attenti che non si intralci il cammino del governo, o anche: che non si «regali» il governo al centrodestra. Sulla riforma del mercato del lavoro, il Pd vive un passaggio molto delicato: riguarda da vicino temi e problemi che sono nel cuore del partito.
La linea della segreteria è chiara, come spiegano alcuni dei più stretti collaboratori di Bersani. Punto primo: se dal tavolo sul lavoro esce una posizione unitaria, il Pd voterà  a favore con convinzione, anche se non sarà  aderente alla sua posizione. Se invece l’accordo al tavolo non ci sarà , il Pd studierà  il testo del governo e poi deciderà , in base anche alle proposte che il partito ha presentato. Una minaccia per la stabilità  dell’esecutivo Monti? Nessuna minaccia, è la risposta. Piuttosto, un pressing perché il governo cerchi con determinazione l’accordo, mediando fra le posizioni e non forzando sulla sua.
Stefano Fassina, il responsabile Economia del Pd, dice: «Senza un accordo tra governo e parti sociali, il percorso parlamentare dei provvedimenti sul mercato del lavoro diventerebbe molto complicato, data la radicale divergenza di posizioni tra Pd e Pdl». Fassina aggiunge che sull’articolo 18 «il Pd non è spaccato», perché Veltroni rappresenta una minoranza. Veltroni aveva detto: «L’articolo 18 non è un tabù».
La tensione fra Fassina e i settori del partito più solidali col governo è molto forte. Enrico Letta gli ha risposto ieri che «andare avanti a scomuniche e bolle papali distrugge tutto il buono che abbiamo costruito in questi anni». Letta, nei colloqui di questi giorni, ha manifestato la preoccupazione di non lasciare il governo Monti al centrodestra: «Prendere le distanze da Monti — dice il lettiano Francesco Boccia — è un autogol. Fassina capisca che nessuno deve abusare del ruolo che ricopre, perché così si fanno danni alla casa comune». Insomma, se si mette in dubbio il sostegno al governo dei tecnici, si sente affermare nel partito, si potrebbe arrivare a contare chi ci sta e chi no. E se Monti dovesse mettere la fiducia sul «pacchetto lavoro», il Pd potrebbe non votare compatto.
Fassina è sotto attacco anche per la decisione di partecipare (come ha sempre fatto negli ultimi tempi) alla prossima manifestazione della Fiom. «Deve smetterla con le provocazioni, questa partecipazione non è in linea con il sostegno a Monti», dicono il veltroniano Ceccanti e il lettiano Marco Meloni.
Bersani continuerà  a premere perché fra governo e sindacati arrivi l’intesa. E il presidente del partito Rosy Bindi ieri ha usato parole sulla stessa lunghezza d’onda: «Questo governo ha ricevuto la nostra fiducia per portare il Paese fuori dalla crisi ma non si può pensare che in questo momento l’Italia possa permettersi di approvare importanti riforme strutturali senza la coesione e la pace sociale».
A sera, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, interrogata su un ipotetico passo indietro del Pd, ha risposto: «Se noi dovessimo sempre lavorare con i se… Dobbiamo invece concentrarci sulle cose che sono possibili». Come dire: «Andiamo avanti, poi si vedrà ». E a Palazzo Chigi? L’avvertimento di Bersani viene preso sul serio, ma non preoccupa per la tenuta del governo e per gli impegni presi sulla riforma del mercato del lavoro: «Ci sarà  tempo per chiarire, per trovare un accordo».


Related Articles

Un miliardo di persone senz’acqua, 2,6 senza servizi igienici

Loading

Serve un piano di azione globale Dieci miliardi di dollari all’anno per raggiungere gli Obiettivi del Millennio entro il 2015.

Bill Gates sfida i Grandi della terra “Non siano i poveri a pagare per tutti”

Loading

“Sì alla tassa sulle transazioni finanziarie per ridurre i deficit”. Io non dirigo il pianeta. E non aspiro a farlo. Però sì, penso che sarebbe un bene che una parte degli uomini politici avesse esperienza del mondo degli affari 

NELLA TENAGLIA DELLA CRISI

Loading

     Cala la capacità  di reddito dei lavoratori, ma cala delle famiglie, insieme alla capacità  di consumo e di risparmio. Diminuisce quindi la rete di protezione familiare che per molti costituisce l’unica forma di protezione dalla perdita, o mancanza, di reddito. È il quadro che emerge mettendo in fila quelli che ormai sembrano bollettini di guerra: i dati sul mercato del lavoro, sulle retribuzioni, sulla disponibilità  al risparmio, resi pubblici dall’Istat nel corso di questo mese.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment