Salonicco, in fila per i sacchi di patate

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Lo scorso fine settimana centinaia di abitanti di Salonicco si sono messi in fila per assicurarsi uno dei 1.700 sacchi di patate (da 6 chili ognuno) distribuiti gratuitamente agli indigenti. Nella seconda città  della Grecia si sono ripetute le scene di povertà  che si erano viste pochi giorni prima ad Atene, mentre i disoccupati (registrati e non) superano ormai quota 1,3 milioni. 
La recente ondata di maltempo ha fatto maledire il freddo, la troika e i governi Papandreou e Papademos per la supertassa che, in meno di un anno, ha raddoppiato il prezzo del petrolio per il riscaldamento. Il Paese deve fare i conti col problema dei senzatetto, che solo nel centro di Atene sono ormai oltre 3.000. Negli ultimi giorni perfino i bagni e le poltrone dell’aeroporto Venizelos sono diventati un rifugio per decine di poveri che di notte dormono nel terminal delle partenze, per dileguarsi alle prime luci dell’alba. Ma c’è anche chi – nel tentativo di scaldarsi più a lungo – si confonde tra i passeggeri e riesce a non essere cacciato dai servizi di sicurezza. 
Intanto più di 500.000 famiglie rischiano di rimanere senza corrente, perché non hanno pagato la tassa sugli immobili attraverso la bolletta elettrica. La Deh, l’Enel greca, ha tagliato la corrente a 60 famiglie di Neoxori, mentre la temperatura era di dieci gradi sotto zero. L’indignazione e le proteste della cittadina del nord hanno costretto l’azienda a ripristinare il servizio dopo 48 ore e il ministero delle Finanze a offrire una proroga di sei mesi per chi non ha versato la tassa sugli immobili. Una vittoria delle sinistre, dei sindacati e delle associazioni che da mesi lottavano contro la nuova imposta, ingiusta e incostituzionale. Ma governo e troika non intendono rinunciare alle entrate fiscali e cercheranno di riscuotere la gabella direttamente dal fisco, aprendo un nuovo terreno di scontro con i movimenti, da quello degli indignati ai «non pago».
E i disoccupati – registrati, di lungo periodo e quelli che non cercano più lavoro – sono arrivati ai 1,3 milioni di persone, ha denunciato il deputato di Syriza, Papadimoulis. Come se non bastasse, il secondo pacchetto di «salvataggio» della troika riconferma 150.000 licenziamenti nel settore pubblico entro il 2015. 
Il dati ufficiali dimostrano tra l’altro che il lavoro nero si sta allargando a macchia d’olio. Nel settore privato un lavoratore su tre lavora in nero e non è registrato negli enti previdenziali, come ha ammesso Ika-Etam, l’organismo che si occupa delle pensioni pubbliche. Il lavoro nero non fa quasi distinzioni tra greci e migranti: ogni tre immigrati (il 40% lavora in nero) non in regola ci sono due greci che lavorano senza protezione sociale. 
La Confederazione dei Commercianti (Esee) ha avvertito che il crollo della spesa fotografa un paese vicino alla «povertà  assoluta». I consumi sono scesi del 6,20% nel 2011 e per quest’anno secondo Elstat (l’Istat greca) è attesa un’altra caduta del 4,30%. Secondo Esee, nel 2012 chiuderanno circa 60.000 negozi e almeno 100.000 persone perderanno il lavoro nel settore del commercio. 
Il premier Papademos vuole dare l’immagine di un esecutivo che dà  la caccia agli evasori fiscali, e ha ordinando – attraverso la magistratura – l’arresto di 492 persone, evasori o con debiti nei confronti dello Stato. Solo che quando scattano gli arresti, gli evasori sborsano una modesta cauzione e tornano liberi, incominciando le trattative con il fisco per pagare… nei prossimi anni.


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