Caso Orlandi, giallo sulla tomba di De Pedis

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ROMA – È uno dei grandi misteri italiani. La controversa sepoltura del boss Enrico De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare, ventidue anni dopo, resta un giallo senza risposta. Tant’è che «saranno disposti ulteriori accertamenti», ha annunciato ieri sera il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. Per capire finalmente chi abbia autorizzato il trasferimento della salma dal Verano alla chiesa nel cuore di Roma. Con quali poteri. E perché un tale onore sia stato riservato a un criminale, esponente di spicco della Banda della Magliana, accusato tra l’altro di aver rapito Emanuela Orlandi. 
A far riaprire il caso è stato Walter Veltroni, che in una interpellanza alla Camera ha chiesto alla titolare del Viminale di dissipare le molte ombre che ancora avvolgono una vicenda mai davvero chiarita. In particolare l’ex leader del Pd intendeva sapere «se esiste il decreto del ministero degli Interni che autorizza» quella sepoltura, «quando è stato firmato e da chi, e se, assieme a eventuali documenti dei servizi di sicurezza, sia stato consegnato alla magistratura inquirente». Nella sua replica – attesa con trepidazione dai quattro fratelli di Emanuela Orlandi, seduti in tribuna a Montecitorio – la Cancellieri ha quindi spiegato che quella di Enrico De Pedis, detto Renatino, rientra nei casi di tumulazione cosiddetta «privilegiata» in luoghi diversi dal cimitero, per cui era necessario un decreto d’autorizzazione. Ma «da verifiche effettuate presso gli uffici dell’Interno non risulta sia stato adottato un decreto né siano mai stati interessati la prefettura di Roma né la direzione generale dei culti, all’epoca articolazione centrale del mio dicastero». Per cui le autorizzazioni «furono rilasciate a suo tempo dal Comune di Roma», ha concluso, citando testualmente l’audizione resa l’11 ottobre in Commissione Antimafia da rappresentanti della Procura di Roma e della Distrettuale anti-mafia. Senza neppure dimenticare un’altra «circostanza rilevante» per inquadrare i fatti: «Sant’Apollinare è ubicata nel territorio della Città  del Vaticano», ha precisato il ministro. 
Un passaggio, quest’ultimo, che però non ha convinto Veltroni. «A noi non risulta che Sant’Apollinare sia in territorio vaticano», ha controbattuto l’ex leader del Pd. «E in ogni caso è eticamente inaccettabile che il capo della banda della Magliana sia sepolto in una delle chiese più importanti di Roma. Lo Stato vada fino in fondo e prema sul Vaticano». Un rilevo che troverebbe conferma nel fatto che quella Basilica è sì di proprietà  della Santa Sede, ma a titolo privato, che è cosa ben diversa dalla extraterritorialità , potendo semmai rilevare ai fini dell’esenzione fiscale. «A questo punto mi chiedo: perché gli uffici del Viminale hanno mandato il ministro Cancellieri a dire una cosa non vera su una materia di tale delicatezza e rilevanza?», insiste Veltroni. L’ennesima ombra di un mistero senza fine. Che nemmeno il sindaco di allora, Franco Carraro, contribuisce a chiarire: quando il 6 marzo del 1990 De Pedis venne seppellito nel cuore di Roma lui era seduto sulla poltrona più alta del Campidoglio. «Ma mai nella mia vita non mi sono occupato di traslazione di salme, tantomeno di quella del boss della Magliana», taglia corto. «Anche se è passato tanto tempo lo escludo nella maniera più assoluta». Il giallo continua.


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