D’Alema: irragionevole il blitz inglese e Monti tiene per sé la delega ai Servizi

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ROMA – «Un blitz non ragionevole». E ora tutti contro gli inglesi e i servizi segreti di Sua Maestà . Colpevoli, lo ha detto ieri al Copasir il generale Santini, direttore dell’Aise, «di avere escluso i nostri 007 dalla decisione di intervenire in Nigeria con la forza contro i sequestratori dell’ingegnere piemontese Lamolinara». Nella protesta contro i britannici, il Copasir, diviso da sempre e su tutto, per la prima volta s’è ricompattato. E con un atto politico bipartisan, i dieci componenti del Comitato di controllo sull’intelligence nostrana hanno condiviso la dichiarazione del presidente D’Alema di chiedere spiegazioni agli inglesi. 
«Emerge con chiarezza – ha detto il numero uno del Copasir – la necessità  di un ulteriore chiarimento con le autorità  britanniche riguardo un’operazione condotta in modo non ragionevole. Anche l’annunciata visita del ministro degli Esteri britannico sarà  l’occasione per avere i chiarimenti necessari». 
Il caso-Lamolinara, oltre a creare un incidente diplomatico con Londra, ha fatto scoppiare anche una polemica politica sull’efficienza dei nostri servizi. E quindi sull’eventualità  di avvicendarne i vertici, visto che, tra l’altro, tra maggio e giugno scadono Piccirillo (Aisi) e De Gennaro. Sia il Pd, che il Pdl hanno poi invitato il premier a nominare un ministro delegato all’intelligence. A tal proposito, Monti intende tenersi le deleghe sui Servizi perché crede che sia il modo migliore per dare ordine al settore. E di ciò ha informato Napolitano. Del resto, spetta al premier, per legge, la decisione di un eventuale avvicendamento che, in ogni modo, non dipenderà  dal caso Lamolinara perché il governo vuole evitare strumentalizzazioni politiche. Al momento non è stata adottata alcuna decisione. Anche se tutto è sul tappeto. La principale preoccupazione dell’esecutivo, ora, è non avallare faide, rese dei conti, e rivalità  interne ai servizi
Secondo quanto emerso al Copasir, l’Aise era al corrente che da un paio di mesi le forze speciali di Londra si erano acquartierate in Nigeria. Ma nulla sapevano di un blitz. Del resto, fin dall’inizio del sequestro i nostri servizi sono stati tagliati fuori dagli inglesi che vantano una collaborazione storica con un Paese che è stato fino agli anni Sessanta loro colonia e protettorato. Né, osservano ambienti dell’intelligence, la nostra diplomazia s’è mai fatta vedere da quelle parti: gli unici rapporti coi nigeriani sono quelli dell’Eni che nel Sud (ma il sequestro è avvenuto nel Nord), gestisce pozzi petroliferi. Ma tra MI6 inglesi e Aise, del resto, vi è anche una divergenza di modus operandi: loro contrari alle trattative, noi favorevoli, anche se, come si sa, da condursi in totale segretezza perché vietate dalla nostra legge. Nel caso dell’ingegner Lamolinara, il generale Santini ha precisato comunque che non è stato mai pagato alcun riscatto.
Sta di fatto che, dopo l’arresto di 3 dei 4 mediatori del sequestro, gli inglesi temono che il quarto uomo avvisi i complici, e che i sequestrati siano o uccisi, o spostati. A quel punto decidono di far intervenire le squadre speciali. Poiché sono in emergenza, contro ogni logica organizzano di attaccare in pieno giorno. «Ma non è stato un blitz – s’è lamentato ancora D’Alema – perché è durato almeno un’ora e mezza e si è concluso con la morte degli ostaggi. È stata piuttosto una battaglia».
Quando, a blitz deciso e avviato, finalmente i nostri 007 vengono avvisati, subito Santini allerta De Gennaro. E questi, Monti, che si trovava a Belgrado con altri ministri. Dell’uccisione dell’ostaggio non s’è parlato al Copasir, ma la nostra intelligence ritiene che sia stato giustiziato dai carcerieri appena iniziata la sparatoria.


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