Ferrero e Diliberto consegnano le firme della petizione popolare

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«Quella a cui assistiamo è una discussione surreale – è intervenuto Oliviero Diliberto – L’articolo 18 è una elementare norma di civiltà , bisogna avere un bel coraggio a dire che allontana gli investimenti internazionali perché è una norma che esiste da tanti anni e in tutti questi anni gli investimenti ci sono stati». «È evidente – ha proseguito – che sotto la formula dell’indennizzo economico per i licenziamenti per motivi disciplinari o economici si colpisce la dignità  dei lavoratori. Ed è bene ricordare che l’articolo 18 interviene solo nel caso che il licenziamento sia senza ‘giusta causa’, cioè ingiustificato. Adesso la battaglia si sposta nel Paese. Bisogna lavorare perché questo tentativo venga rispedito al mittente». Paolo Ferrero si scaglia contro la proposta di rigore di Napolitano: «Considero gravi e fuori luogo le parole del presidente della Repubblica che propongono politiche economiche di destra come se fossero una necessità  obbligata. Continueremo nella battaglia contro la manomissione dell’articolo 18… Vogliamo impedire che il governo Monti faccia quello che non riuscì a Berlusconi. Se il governo dovesse andare avanti anche senza il sì dei sindacati, speriamo che il Pd non tradisca completamente le ragioni della sua esistenza e voti contro questo governo e lo mandi a casa perché è del tutto evidente che in Italia non c’è nessun problema di competitività  legato all’articolo18. È semplicemente un regalo alle imprese inaccettabile». Tra i primi firmatari della petizione in difesa dell’articolo 18 oltre a Diliberto e Ferrero, Fausto Bertinotti, Luigi De Magistris, Don Andrea Gallo, Franca Rame, Marco Bersani, leader del movimento dell’acqua pubblica, Margherita Hack, Gianni Minà .


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