Giorcelli, ucciso dall’eternit

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Come migliaia di persone che non ci sono più, come centinaia che combattono la stessa battaglia. Noi di Casale Monferrato. Una piccola Hiroshima, una piccola Nagasaki, una piccola Chernobyl. Ma quanto piccola?». Un anno, un mese e pochi giorni dopo aver scritto queste parole, Marco Giorcelli è morto. Giovedì mattina alle 8. Ucciso dal mesotelioma pleurico, il cancro di Casale. Il tumore dell’Eternit, quella fabbrica mostro che non ha solo inquinato le propaggini dello stabilimento ma ha impestato un territorio. Cinquantuno anni, da 19 era direttore de «Il Monferrato», il giornale che ha seguito, in modo scrupoloso, ogni tappa del processo contro i signori dell’amianto. E se la causa del mesotelioma è nota da decenni, dal 13 febbraio lo sono anche i colpevoli: Stephan Schmidheiny e Jean Louis de Cartier, condannati a 16 anni. «Era un giornalista vero – racconta Massimiliano Francia del «Monferrato» -, fedele alle notizie, tanto da difenderle strenuamente in una piccola realtà  dove le pressioni sono spesso più insistenti che nei grandi quotidiani… Ci spremeva come limoni ma alla sera tornavi a casa contento. Sul processo Eternit dovevamo coprire ogni sfumatura. E ricordo quando gli feci leggere alcuni documenti sulle bonifiche in cui emergeva una sovrapposizione tra i siti inquinati dal polverino (il materiale di scarto, ndr) e l’incidenza della malattia. Lesse, ma a un certo punto il suo sguardo si fermò: ‘c’è anche il cortile nel quale giocavo da ragazzo’. Una paura sciolta dal sorriso, disse: ‘ma sono passati più di quarant’anni’». È lo stesso selciato dove giocava da bimba Luisa Minazzi, direttrice scolastica e assessore di Casale, morta nel 2010. Non aveva mai messo piedi all’Eternit. Come Marco Giorcelli. Con la sua prematura scomparsa (ieri si sono svolti i funerali) si allunga la lista di una «spoon river» senza fine, che lascia una città  nel tormento. La gente di Casale trema al primo colpo di tosse. È la sindrome di Chernobyl: il timore costante di contrarre la malattia. Un disastro psicologico e sociale accanto a quello ambientale.


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