Hu Jintao loda Monti «Diremo ai cinesi di investire in Italia»

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SEUL — Hu Jintao, un tipo che misura molto le parole, le cui sfumature possono far oscillare in modo drastico i cambi delle valute, che di solito non accetta incontri ufficiali se non programmati con un anticipo di almeno sei mesi, vede il nostro premier a margine del vertice sulla sicurezza nucleare e si intrattiene con lui per circa venti minuti.
Il presidente cinese si rallegra delle visita che da venerdì Mario Monti compirà  in Cina, visita che fra gli altri avrà  come tappe istituzionali incontri con il primo ministro cinese e il suo vice (che diventerà  a breve premier lui stesso) e che porterà  alla fine il nostro capo del governo a Boao, nell’isola di Hainan, per partecipare a un Forum economico che è l’equivalente asiatico di Davos.
A Monti Hu Jintao fa i complimenti, si dice impressionato favorevolmente per aver assistito negli ultimi mesi a un netto «miglioramento dei vostri fondamentali», ma soprattutto fa una sorta di promessa, tanto ufficiale da spingere lo staff di Monti a diffonderla: «Suggerirò a tutte le autorità  e alla business community cinese di investire in Italia, sia dal punto di vista finanziario che dal quello economico».
Non è poco per un incontro di venti minuti, che sino a poco tempo fa non era nemmeno previsto. E non è poco come biglietto di presentazione del premier, che dopodomani atterrerà  a Pechino per una tre giorni che prevede fra gli altri incontri con il governatore della Banca centrale e con i dirigenti del China Investment Corporation, il Fondo sovrano di Pechino che ha in cassa più di 400 miliardi di dollari. Investimenti finanziari significa possibile spostamento di una fetta dell’enorme liquidità  cinese anche sul nostro debito pubblico e se così fosse sarebbe un’ottima notizia.
Con Obama invece l’incontro è più breve. Si sono già  visti a febbraio alla Casa Bianca. Nonostante questo i contatti, al Coex center della capitale sudcoreana, sono più d’uno: il presidente degli Stati Uniti loda il ruolo «molto importante» del nostro Paese nello scenario europeo, fa i complimenti a Monti per aver portato il dibattito del Vecchio Continente sul tema della crescita, riuscendo a influenzare Angela Merkel, lo cerca per un altro scambio di opinioni poco prima dell’inizio della seconda sessione dei lavori.
Monti a sua volta illustra gli sforzi compiuti dall’Europa in tema di politiche di bilancio e di nuove regole, adottate con il Fiscal Compact; punteggia i temi più importanti delle riforme approvate in Italia; si fa ascoltare come leader che sta insistendo molto, con Berlino in particolare, per far sì che anche a Bruxelles venga adottata una politica più robusta a favore della crescita, cosa che agli Stati Uniti interessa eccome. I due si vedranno di nuovo a maggio a Camp David, per il G8 e subito dopo a Chicago, per il summit della Nato.
Nel corso del vertice il capo del governo incontra anche il suo omologo spagnolo, Mariano Rajoy, con cui chiarisce l’equivoco nato dalle parole pronunciate a Cernobbio, su quella preoccupazione per la crisi spagnola e per un possibile «contagio» ad altre nazioni. Una frase che aveva suscitato malumori a Madrid e di cui Monti, parlando direttamente a Rajoy, si è detto «dispiaciuto». 
Insomma incidente chiuso, nato da un’interpretazione non corretta delle dichiarazioni di Monti, che ieri ha aggiunto di non ritenere di certo l’Italia «la prima della classe» nell’eurozona. A margine del summit Monti ha anche colloqui con il presidente russo Medvedev e con il padrone di casa, il coreano Lee. Una sintesi della giornata, o del primo scorcio di questo viaggio asiatico: «Ho riscontrato una grande attenzione e informazione da parte di tutti gli interlocutori verso la recente evoluzione nell’economia e nella politica in Italia».


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