In Europa è l’ora delle «first giornaliste»

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Tacco medio e caschetto biondo Daniela Schadt è entrata con passo sciolto nel cuore dei tedeschi, che la chiamano già  la First Lady del popolo. O meglio la First Girl, come ha scritto Die Welt, risolvendo così un piccolo problema istituzionale, perché Daniela, 52 anni, giornalista, non è la moglie ufficiale anche se è da molti anni la compagna del nuovo presidente tedesco Joachim Gauck. L’ex pastore evangelico che viene dalla Germania dell’Est ha infatti una moglie di lungo corso, Gerhild, sposata a 19 anni, che gli dato quattro figli e da cui non ha mai divorziato, ma con Daniela forma da anni una coppia solida e solidale, e con lei si è presentato domenica davanti all’Assemblea federale tedesca mano nella mano. Daniela aveva già  spiegato con garbo a Bild e alla nazione le ragioni della loro scelta: «Perché dovremmo sposarci per motivi di protocollo? Visto che le nostre famiglie hanno accettato la nostra situazione, non vedo perché non debba farlo il resto della società ». E chissà  se ce la farà , perché persino Angela Merkel, anni fa, fu costretta a sposare in seconde nozze quello che passa per il signor Merkel, il sollecito e inossidabile compagno, alias Joachim Sauer. 
Mogli regolari o solo compagne, le giornaliste vanno comunque alla conquista dell’Europa, e pazienza se non ci vanno in prima persona ma come consiliori dietro le quinte, di sicuro ci vanno portandosi dietro il loro bagaglio di esperte comunicatrici. 
E così nessuno stupore se gli uomini di potere si scelgono e si innamorano di loro magari con un’intervista galeotta e poi se le tengono strette, perché di meccanismi di comunicazione e dei tortuosi rivoli che prende il potere dietro il potere, loro se ne intendono parecchio. E il vecchio adagio che vuole che dietro un grande uomo ci sia sempre una grande donna, si potrebbe aggiornare mediaticamente così: dietro un grande uomo c’è ormai una brava giornalista. Nel senso che nell’era della politica sempre più dipendente dalla comunicazione accorta, il saper comunicare aiuta. Anche se poi, nella maggior parte dei casi, il nuovo status di protagonismo politico per quanto di luce riflessa obbliga tutte queste giornaliste a fare un passo indietro e a lasciare i loro posti di combattimento.
E così come Daniela ha lasciato la sua scrivania di caporedattore della Nà¼rnberger Zeitung, anche un’altra giornalista in questi giorni alla ribalta nella Francia pre-elettorale, Valérie Trierweiler, compagna del candidato socialista Franà§ois Hollande, si è ritirata in quasi sabbatico dal suo posto di Paris Match. Ma non è bastato perché proprio il suo giornale le ha dedicato una copertina dal titolo L’atout charme di Hollande e dentro il racconto e le foto della loro vita privata e pubblica. Un servizio completo che ha fatto inviperire Valérie che si è sfogata con un tweet: «Che shock scoprirsi sulla prima pagina del proprio giornale. Rabbia di scoprire l’uso delle mie foto senza consenso e senza essere stata neppure avvisata» (sì, lo so, sono 153 battute, ma in francese erano 139). Chi ha ragione, lei o il giornale? Tutti e due, ma forse in questo caso di più il giornale che al tweet ha risposto esibendo il manuale del bravo giornalista: «È vero, Valérie, non abbiamo discusso con te della copertina. È l’indipendenza del nostro giornale. Nessuno può capirlo meglio di te».
Patemi che hanno patito anche altre prima di lei, per esempio Letizia Ortiz, giornalista tv prima di diventare consorte del pretendente al trono di Spagna, e sarà  forse proprio per evitare plurimi conflitti di interessi che in Francia già  nel passato hanno dovuto indietreggiare parecchio le mezzobusto di gran fama che avevano incontrato amori politici. Come Anne Sinclair terza moglie di Dominique Strauss-Kahn che lasciò la tv nel 1997 quando lui diventò numero due di Lionel Jospin (oltre a passare poi parecchi guai per le recenti disavventure americane di lui), e Christine Ockrent, anche lei costretta a rallentare parecchio l’attività  quando il compagno Bernard Kouchner divenne ministro degli Esteri. Guai simili, in Germania, solo per Doris Schroeder-Kà¶pf quarta moglie dell’ex Cancelliere Gerhard, brillante giornalista politica costretta dal ruolo a mettere da parte le sue ambizioni.
Con più filosofia l’ha presa una fuoriclasse del mestiere, Anne Applebaum (The EconomistThe Washington Post) nonché Premio Pulitzer, moglie del ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, che due anni fa, quando il marito corse senza successo per l’incarico di primo ministro scrisse sul sito Slate: «Meglio così, non credo che avrei voluto diventare First Lady. Avevo già  avuto il primo incontro ravvicinato con uno stilista che scrutava supercilioso il mio guardaroba. E meno male che è stato anche l’ultimo».


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«Anche se i vecchi estremisti come me sono sempre troppo pronti a vedere il messia in ogni nuovo bambino, questo pupo qui sembra davvero predestinato. Credo che stiamo vedendo la rinascita di quella qualità  che aveva definito in modo così forte la gente qualunque della generazione dei miei genitori (migranti e scioperanti della Grande Depressione): una vasta, spontanea empatia e solidarietà  basata su un’etica pericolosamente equalitaria».

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