La riunione dei BRICS

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Oggi si è tenuto a New Delhi, in India, il quarto incontro annuale dei capi di stato dei BRICS, le cinque maggiori economie emergenti mondiali (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). La sede dell’incontro era il lussuoso Taj Palace nel centro della capitale indiana. È la prima volta che l’incontro si tiene in India.

Uno dei temi principali è stata la creazione della prima istituzione comune dei BRICS, una banca internazionale per il finanziamento di infrastrutture e di progetti nei paesi in via di sviluppo, che nelle intenzioni dovrebbe costituire un’alternativa ad altre istituzioni finanziarie multilaterali come la Banca Mondiale e la Banca Asiatica per lo Sviluppo. Il secondo tema principale è stata la diplomazia internazionale, e in particolare la crisi siriana e i difficili negoziati con l’Iran sul programma atomico del paese. Per entrambe le situazioni, i BRICS hanno sottolineato che l’unica soluzione possibile è il negoziato pacifico e hanno rifiutato con decisione qualsiasi uso della forza. I BRICS hanno anche detto di sostenere il processo di pace promosso per la Siria dall’inviato internazionale nel paese, l’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan.

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Secondo il Financial Times, l’incontro ha fallito in almeno un obbiettivo importante, che avrebbe dato vero risalto internazionale all’incontro: le grandi differenze che esistono tra i cinque paesi dei BRICS, sia dal punto di vista economico che degli interessi diplomatici, hanno impedito di trovare un accordo su un candidato comune per la presidenza della Banca Mondiale, che potesse bilanciare la candidatura di Jim Yong Kim sponsorizzata dagli Stati Uniti e rappresentare i paesi del mondo in via di sviluppo, come il ministro delle finanze nigeriano Ngozi Okonjo-Iweala.

La sigla BRIC venne coniata per la prima volta dalla banca di investimenti statunitense Goldman Sachs, e Brasile, Russia, India e Cina si incontrarono nel primo incontro internazionale solo nel 2009. Lo scorso anno, durante la terza riunione tenutasi in Cina, al gruppo si è aggiunto anche il Sudafrica.

Nei giorni precedenti all’incontro ci sono state manifestazioni di centinaia di tibetani in esilio in India, che hanno protestato contro la presenza del presidente cinese Hu Jintao: lunedì 26 marzo, un attivista ventisettenne, Jamphel Yeshi, si è dato fuoco a New Delhi durante una di queste manifestazioni. Due giorni dopo è morto per le ustioni. È stata la prima persona che ha messo in atto questo tipo di protesta al di fuori della Cina, dove dallo scorso marzo altre trenta persone si sono uccise per protesta contro la repressione cinese nella regione tibetana.


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