Lo scontro tra fazioni maoiste e il tramonto del leader Panda Così si è arrivati alla svolta

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BHUBANESWAR (India) — C’è la guerra tra fazioni interne ai maoisti (Naxaliti) indiani, venuta alla luce apertamente, dietro la trattativa per la liberazione di Claudio Colangelo e Paolo Bosusco. Il leader naxalita che ha guidato il sequestro, Sabysachi Panda, sarebbe stato costretto a liberare i due italiani dopo avere subito, ieri, l’offensiva diretta e violenta di altri leader del suo stesso Partito comunista indiano (maoista) che non avevano affatto apprezzato l’idea di rapire due stranieri, cosa mai avvenuta in precedenza. Alla fine di una giornata caotica e militare, nella quale i capi maoisti duri e puri dello Stato confinante Andhra Pradesh hanno preso decisamente l’iniziativa, Panda si è trovato isolato, con le spalle al muro.
Mentre nella capitale dell’Orissa, Bhubaneswar, era in corso la mediazione tra governo e rappresentanti dei rapitori, nella notte tra venerdì e sabato un gruppo di maoisti, diverso da quello di Panda, aveva rapito un deputato dell’Assemblea legislativa dell’Orissa, Jhina Hikaka, membro del partito al governo nello Stato: con lo scopo di bloccare la mediazione, di farla risultare ridicola di fronte all’attività  militare sul campo. Con successo: i colloqui venivano sospesi indefinitamente.
È che — analizzano gli esperti di terrorismo indiano — contro Panda si è quasi certamente mobilitato Hakkiraju Haragopal, nome di battaglia Ramakrishna, dirigente maoista più alto in grado, molto attivo al confine tra Orissa e Andhra Pradesh, proprio dove è avvenuto il rapimento del deputato. Ramakrishna sarebbe andato su tutte le furie perché non è stato interpellato da Panda sul sequestro degli italiani e perché sospetta che questi abbia organizzato l’operazione per cercare di preparare il terreno a una sua defezione, cioè all’uscita dalla clandestinità . Panda, infatti, da un anno e mezzo è isolato nel movimento maoista. Rimane radicato, anche se meno di un tempo, tra alcune tribù nella giungla centrale dell’Orissa ma molti suoi compagni si sono consegnati alle autorità  o sono stati arrestati. In più, è in rotta con le altre parti del Partito. Della sua possibile defezione, dunque, si parla da un po’ e, grazie al sequestro, si era messo nella posizione di avere un potere contrattuale forte per negoziarla con il governo. Ramakrishna non ci ha pensato due volte a bloccarlo nel modo più sbrigativo. Tre giorni fa ha fatto uccidere un poliziotto, sempre nell’area di confine. Poi, visto che la mediazione per liberare gli italiani andava comunque avanti, ha fatto sequestrare il deputato Hikaka. E così ha messo in un angolo Panda, il quale si è reso conto che le trattative con il governo non erano più possibili, dal momento che non era in grado di garantire nemmeno il cessate il fuoco che aveva promesso. «La responsabilità  di avere rapito il membro dell’Assemblea legislativa o ucciso il poliziotto e violato il cessate il fuoco è di quel comitato, non nostra», ha cercato di spiegare il leader stretto alle corde, disperatamente portando alla luce lo scontro interno tra Naxaliti.
Panda era di fronte all’alternativa di liberare Bosusco e Colangelo oppure di andare verso il suicidio totale, isolato su tutti i fronti. Avrebbe scelto la strada meno disperata: per lui comunque disastrosa. Avventurismo, direbbe un maoista.


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