L’offerta di Londra: «Tutto il possibile per aiutare i marò»
BHUBANESWAR (India) — È ormai chiaro che la vicenda dei due marò italiani arrestati nello Stato indiano del Kerala, accusati di avere sparato a una barca di pescatori lo scorso 15 febbraio e di averne uccisi due, non avrà una soluzione repentina. Si intrecciano vicende giudiziarie, relazioni diplomatiche e problemi politici. Ieri, in Italia, il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha detto che «l’iter procedurale in Kerala si sta rivelando molto complesso, sta prendendo tempo». In effetti, nello Stato del sudovest indiano si va avanti di udienza in udienza, tra il tribunale di Kollam e quello di Kochi, con rinvii e delusioni (per gli italiani) frequenti.
Oggi, ad esempio, al tribunale di Kochi si terrà un’udienza sul destino della Enrica Lexie, la nave italiana a bordo della quale si trovavano Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i marò che avevano compiti di difesa antipirateria. Il cargo è sequestrato, con a bordo il capitano, altri quattro marò e un equipaggio di otto indiani. Si tratta di stabilire se se ne possono andare. Tutte le autorità locali hanno dato il benestare tranne la polizia, che domani potrebbe dire di avere ancora bisogno di tempo per stabilire se a bordo della Enrica Lexie altri, oltre a Latorre e Girone, ebbero un ruolo quel 15 febbraio. L’esito è del tutto aperto. Anche perché nel Kerala una serie di organizzazioni di base che difendono i diritti dei pescatori mettono pressione sulle autorità e chiedono che la nave sia trattenuta e il capitano Umberto Vitelli messo sotto inchiesta.
Se la nave fosse dissequestrata, oltre al fatto positivo in sé, si potrebbe ritenere che il clima generale anti-italiano è un po’ cambiato. Nelle settimane scorse si è pensato che una spinta non indifferente alle manifestazioni contro i marò e contro il colonialismo di Roma stesse nel fatto che si era nel pieno di una campagna elettorale locale importante, per cui tutti giocavano sul nazionalismo. Ora che le elezioni ci sono state e il partito al potere nello Stato ha vinto, si può sperare che i toni si abbassino.
Nave a parte, aperte rimangono ancora due grandi questioni legali. La prima è quella della giurisdizione, cioè se i due marò debbano essere giudicati in Italia, perché i fatti sono successi in acque internazionali come sostiene Roma, oppure in India. Ieri, Terzi ha detto che la sua diplomazia sta operando «senza mai rinunciare di un millimetro alla riaffermazione della giurisdizione italiana». Questa — sembra — è la linea nella sabbia rispetto alla quale Roma non vuole fare passi indietro. È un tema sul quale la Corte Suprema del Kerala dovrebbe dire una parola verso la fine della prossima settimana. Negli stessi giorni, dovrebbe esserci qualche chiarimento sulla seconda questione, la perizia balistica. Si tratta di stabilire se le pallottole trovate nei corpi dei due pescatori indiani siano compatibili con le armi di Latorre e Girone. La settimana prossima, dunque, potrebbe finalmente portare decisioni importanti.
Sul piano diplomatico, intanto, va avanti la pressione italiana sia sul governo del Kerala che su quello centrale di Delhi. Ora, oltre al coinvolgimento della rappresentante della Ue per la politica estera, Lady Ashton, sembra che anche la Gran Bretagna sia disposta a fare pressione sugli indiani per una soluzione «mediata», almeno sulla questione della giurisdizione. Ieri, durante una visita a Roma, il ministro degli Esteri di Londra William Hague ha garantito «tutto l’aiuto possibile per assistere i nostri amici italiani». È un aiuto di peso, quello che la ex potenza coloniale può dare in India. La soluzione, però, non sembra vicina.
Related Articles
Algeria. Il sogno della libertà nel paese dimenticato dalla Primavera
A 50 anni dall’indipendenza le speranze infrante della nazione simbolo della fine del colonialismo. Le proteste scoppiano periodicamente: ma il ricordo della guerra civile degli anni ’90 fa tremare la gente
Il grido dei maestri contro il neoliberismo
MESSICO Proteste per le riforme strutturali imposte da Enrique Pena Nieto
«Nonè finita, torneremo a lottare ». Per le strade del Messico – minacciato dall’uragano Ingrid, che ha già provocato 21 morti sulle coste – risuona la promessa dei maestri, violentemente sgombrati venerdì dalla polizia dopo un mese di proteste.
G7, le cifre di uno scontro che ci riguarda
Per la prima volta da quando esiste il G7, un presidente Usa e un cancelliere tedesco se ne sono andati entrambi senza accettare domande in pubblico