Mirafiori, accordo Fiat-sindacati ma scatta un anno e mezzo di Cigs

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TORINO – La Fiat ha firmato l’accordo per la ristrutturazione di Mirafiori. L’intesa è stata sottoscritta ieri dai sindacati che avevano già  aderito all’accordo di Pomigliano, gli unici ad essere stati coinvolti nella trattativa. Dopo settimane di suspence dunque Sergio Marchionne sembra aver rotto gli indugi staccando l’assegno da un milione di euro necessario a far partire i lavori. Nello stabilimento torinese vengono oggi prodotte l’Alfa MiTo e la Lancia Musa, che però cesserà  a metà  anno. Per i 5.315 dipendenti del reparto Carrozzerie si prospetta dunque un lungo periodo di cassa per ristrutturazione: partirà  il 2 aprile e cesserà  il 30 settembre 2013 ma per una parte di loro potrà  essere ulteriormente prorogata. 
Dal dicembre 2013 dovrebbe iniziare la produzione del primo dei due minisuv (costruiti sul pianale delle utilitarie) con i marchi Fiat e Jeep che dovrebbero essere venduti anche negli Usa. E’ di ieri l’indiscrezione secondo la quale nello stabilimento torinese, sulla stessa linea dei piccoli suv potrebbero essere realizzati successivamente anche modelli di fascia superiore. 
Si confermerebbero così tutte le diverse ipotesi finora circolate sulla destinazione produttiva di Torino. Intanto a Grugliasco, alle porte della città , proseguono i lavori di allestimento delle linee della ex Bertone che da fine anno produrranno un modello della Maserati. Qui l’investimento era già  partito nei mesi scorsi dopo che anche nella fabbrica a stragrande maggioranza Fiom era stato approvato l’accordo ricalcato sul modello Pomigliano.


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LE FONDAZIONI BANCARIE

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Attraverso la loro ultra ben remunerata partecipazione nella Cassa Depositi Prestiti (ha loro fruttato sin qui 1 miliardo e 80 milioni di dividendi, più di quanto versato nel 2004), le fondazioni bancarie avranno un ruolo chiave nel futuro di Finmeccanica e delle imprese pubbliche ‘dismesse’ alla CdP. Sono già  oggi fondamentali nella governance delle banche: invece di lasciarle, raddoppiano i loro sforzi per controllarle (la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ha in questi giorni acquisito il 20% di Carige).

NIENTE MODELLO TEDESCO

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Mario Monti aveva fatto della sostanziale abolizione dell’articolo 18 il banco di prova di un cambiamento di principio nel rapporto fra governo e sindacato. Un cambiamento che intaccava la fisionomia stessa di una democrazia pluralista.

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