Salute mentale a rischio per 400.000 bambini

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Ai tempi delle grandi riforme, da quella Basaglia alla legge Falcucci, indimenticata ministra dc della PI, che sancì l’integrazione dei minori con disabilità , nella scuola di tutti gli altri bambini e ragazzi, il riformismo si realizzava nei fatti. Per via dei Sabelli si puntava ad un percorso autonomo dell’Istituto per arrivare ad un grande centro nazionale in rapporto con i centri europei e Usa, che studiasse e raccogliesse una casistica assai variegata e ad un tempo sperimentasse le possibilità  e gli esiti terapeutici sui minori in cura per le crisi psicotiche precoci, per l’autismo e le disabilità  di apprendimento, le malatttie neurologiche rare. Il tutto inquadrato nell’Ospedale Diurno, come modello prioritario di diagnosi e cura per i bambini e gli adolescenti inventato da Bollea. I successi sul campo, però, sono andati di pari passo con la frustrazione del modello strategico. Oggi l’Istituto segue 5200 bambini e adolescenti ogni anno, premessa a una presa in carico sovente superiore ai 10 anni. Un risultato considerevole se non fosse insidiato dalla crisi generale del sistema sanitario e dell’università . Basta riferirsi a due contraddizioni aperte e non risolte. La prima riguarda l’università  che nel calderone della riorganizzazione per dipartimenti ha staccato la neuropsichiatria infantile dal Dipartimento di Psichiatria per accorparla con la Pediatria, a differenza di tutto il resto del mondo. Gioca l’arretratezza culturale di una parte importante del mondo medico che si limita a catalogare i piccoli disabili, tranne i casi acuti proclamati, affidandoli a lungo termine quasi solo alle pur preziose maestre di sostegno. Il buco tra Sanità  e Scuola si è aggravato con la crisi del Ssn e con l’orientamento, in sé giusto, di trasformare l’ospedale nel luogo dove si affrontano soltanto le acuzie della malattia. Dove cascano a questo punto i minori affetti dai vari disturbi di sviluppo e di disabilità  ? Non hanno soltanto crisi acute che necessitino di ricovero e d’altra parte la loro diagnosi e cura, una volta individuate, abbisognano, invece, di terapie lunghe , a largo spettro, condotte da un personale di alta specializzazione. Non serve soltanto l’ospedale per acuti né basta la medicina del territorio. Come avviene da noi, intanto, si è proceduto ai tagli dei letti (che colpisce l’Ospedale Diurno e le degenze di via dei Sabelli) e del personale, ridotto nello stesso Istituto, da 120 ad 80 dipendenti. Su scala nazionalei dati epidemiologici sono impressionanti. I Servizi di neuropsichiatria dell’età  evolutiva seguono dai 350.000 ai 400.000 soggetti nella fascia da 0 a 18 anni; quanti quelli dai Centri per i adulti. Un dato catastrofico che costituisce la chiave di volta per tutto questo dibattito: come far sì che un bambino-ragazzo a rischio non si trasformi in un adulto profondamente minorato? Di qui la richiesta urgente di una Legge sulla Salute mentale dell’età  evolutiva, non per un ennesimo inquadramento corporativo del personale addetto ma per integrare gli interventi sanitari con quelli educativi, senza frammentare la popolazione dei bambini e dei ragazzi in tante piccole casistiche.Tutti i bambini anche con lieve disturbo neuro psichiatrico sottovalutato, soprattutto quelli con disturbi dello spettro autistico hanno un’altissima probabilità  di subire da adulti gravi problemi psicopatologici e sociali.

Affrontati in tempo questi problemi possono essere contenutie ridotti.Con conseguenze gravi, in caso di inazione, sulla spesa pubblica che si troverebbe di fronte a difficoltà  crescenti per sostenere individui ormai con scarsissime possibilità  di recupero. Si è calcolato, allo stato delle cose, l’aumento all’ anno di almeno un punto di Pil, 16 miliardi di euro. Un trend spaventoso.


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