Via a nuove norme antimafia il governo pronto a blindare gli appalti per l’Alta velocità
ROMA – Il nodo Tav sì – Tav no diventa ora appalti sì – appalti no. Le parole di Roberto Saviano su Repubblica scuotono e fanno riflettere anche palazzo Chigi. La necessità di regole più stringenti per stoppare le infiltrazioni mafiose si salda con quella di avere norme anti corruzione a livello europeo. Un fronte aperto dove la maggioranza rischia di spaccarsi per colpa del Pdl che invece fa muro. La protesta tace, ma il tormentone Tav continua. In una Torino blindata Napolitano non vede i sindaci anti-treno e non aggiunge nulla alla sua reprimenda contro la violenza. Parla il cardinale Angelo Bagnasco, al vertice della Cei, con espressioni simili a quelle del Colle: «Se le contestazioni sono nel segno della violenza non sono mai accettabili».
Oggi si riparlerà di mafia e corruzione, entrambe sul tavolo del premier quando incontrerà Bersani, Casini e Alfano. Una cosa è certa. Il governo è pronto a mettere a punto strumenti più efficaci per frapporre una rigida barriera alle cosche che vogliono impadronirsi degli appalti. Già ieri ne hanno parlato riservatamente Monti e il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. La convinzione è che le leggi attuali sulle grandi opere hanno dato risultati positivi, ma tutto è migliorabile.
In una coalizione in cui stanno assieme destra e sinistra, temi come mafia e corruzione portano alla rissa. Lo si è visto chiaro ieri quando alla Camera si sono incontrati Bersani, Casini e il Guardasigilli Paola Severino. Argomento il ddl anti corruzione. Il Pdl lo boicotta, si schiera per lo stralcio delle pene aggravate, di fatto vuole svuotare una legge che lo stesso Alfano firmò a maggio 2010. Garantisce Severino: «Io voglio andare avanti, ma dovete garantirmi l’appoggio in Parlamento». Andare avanti significa mettere nel codice reati come corruzione privata, traffico di influenze illecite, una nuova formula che inglobi corruzione e concussione. Bersani e Casini garantiscono pieno appoggio. Tratteranno con Alfano per vedere quanto il segretario del Pdl può strappare a Berlusconi. Che teme leggi anti-Silvio.
Questo è il clima in cui cade la Tav e il conseguente rischio che gli appalti siano preda delle cosche e occasione di corruzione proprio com’è avvenuto all’Aquila per quelli del terremoto. Bloccare tutto? Non la pensa così Walter Schiavella, il segretario nazionale della Fillea Cgil: «Mentre le imprese sane spariscono o fanno i conti con la disperazione, quelle direttamente o indirettamente collegate con la mafia vedono crescere i loro profitti. Ma per fermare la criminalità non si devono fermare le opere e lo sviluppo del Paese. Un sistema di controlli già esiste e il governo deve rilanciarlo, applicandolo in pieno, abolendo le gare al massimo ribasso, rafforzando la qualificazione delle imprese, applicando la delibera Cipe antimafia su tutte le opere della legge obiettivo». Un protocollo che finisce sul tavolo di Monti e Cancellieri. Come le rassicurazioni della Ltf, la società incaricata di costruire la Torino-Lione. Dice il direttore generale Marco Rettighieri: «Il certificato antimafia viene richiesto a tutti e poi c’è il gruppo interforze che passa al setaccio chi lavora per noi. Le maglie sono strette. E se sorge il minimo sospetto non iniziano nemmeno a lavorare». Ma a questo punto si muoverà il governo.
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