Egitto, tagli a baci e danze del ventre tutta la storia del cinema sotto censura

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GERUSALEMME – Cambia il potere, deve cambiare il linguaggio. Se necessario anche a colpi di forbici. Nell’Egitto che ha deposto Mubarak ma non sa ancora quale corrente dei Fratelli musulmani controllerà  il nuovo potere, i censori sono tornati in azione. E per ingraziarsi quelli che saranno i nuovi padroni, l”epurazione” blocca il futuro ma taglia e cuce anche il passato. Un gruppo di controllori della tv di Stato ha già  iniziato un’opera ciclopica: rivedere tutti i film della sterminata produzione egiziana, per anni la prima nel mondo arabo, e cancellare tutto quanto sia (o appaia) immorale per l’Islam. 
Via baci, abbracci, danze del ventre, situazioni scabrose, relazioni irregolari, amori controversi. Film andati in onda decine di volte, pellicole che hanno fatto storia e illuminato il mondo arabo al di là  dei confini dell’Egitto: saranno tagliati e ricuciti, seguendo un nuovo ordine islamico che neppure i Fratelli musulmani hanno ancora capito quale debba essere.
Ma le vittime non sono solo le pellicole: c’è anche un capro espiatorio in carne ed ossa, il più famoso attore comico dell’Egitto, e quindi del mondo arabo. Adel Imam è finito sotto processo per i suoi film di 20 anni fa. È l’uomo che dagli Anni Ottanta si è affermato con una figura che ci richiama Totò, Alberto Sordi e magari Lino Banfi, protagonista di commedie tutte comiche e leggere, ma capaci di ridicolizzare la corruzione, i fondamentalisti, i burocrati, l’oppressione familiare. 
Nato nel 1940, famoso per i capelli sempre tinteggiati di fresco e per il foulard al collo, da poche settimane Adel Imam è sottoposto a pubblico giudizio. Un avvocato integralista lo accusa di avere offeso l’Islam in tre film degli Anni Novanta: Il terrorista e il kekab, Il terrorista e Gli uccelli dell’oscurità . Già  quando comparirono nelle sale, le opere suscitarono polemiche e discussioni. Ma nessuno immaginò di portare Adel Imam in tribunale: adesso tutti hanno capito che l’attore è preso a bersaglio come esempio per educare i sudditi di un nuovo potere. Come Totò, come Sordi, la star egiziana non ha mai fatto vero cinema impegnato, non ha mai avuto una vera agenda politica se non quella di far ridere e sopravvivere, servendo alla dittatura militare di Mubarak. 
Nei giorni della rivoluzione del 2011, l’attore non era stato abbastanza veloce nell’abbandonare il vecchio faraone che stava cadendo in disgrazia, ma la sua popolarità  non è crollata. È stato il protagonista della campagna pubblicitaria di Vodafone Egitto («Il nostro potere», recitava con un telefonino in mano). Assieme ad altre stelle del cinema, aveva fatto una comparsata nel film tratto dal bestseller Palazzo Yacoubian di Ala al-Aswani, la produzione più costosa del cinema d’Egitto. 
Parlando col giornale Al Masry Al Youm, l’ex membro dei Fratelli musulmani Abdel Ghalil Sharnouby spiega quello che molti intuiscono: «Questi casi di censura, di denunce giudiziarie non hanno nulla a che fare con la religione, con il vero Islam, con la libertà  d’espressione: sono tutti casi che servono a distrarre, a dividere l’opinione pubblica, a far dimenticare i veri problemi che l’Egitto affronta oggi. È la stessa tecnica usata ai tempi di Mubarak».
È una tecnica che intimidisce: altri due registi, Sherif Arafa e Wahid Hamed, sono nel mirino dei censori integralisti. Per oltre 50 anni il cinema del Cairo era stato un faro per il mondo islamico. Dopo un lieve calo, negli ultimi anni – nonostante l’oppressione finale del regime Mubarak – aveva iniziato a risalire, a raccontare l’impronunciabile. La corruzione, l’omosessualità , la violenza sulla donne e in famiglia. Mubarak non amava la verità  della vita, gli integralisti potrebbero tagliarla del tutto.


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