La potenza dei poveri

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Enrique Dussel è un filosofo argentino che ha dedicato gran parte della sua vita a studiare Marx. Lo ha fatto nel paese dove è nato fino a quando non lo ha dovuto precipitosamente abbandonare a causa del golpe militare che ha lasciato in eredità  oltre 40mila desaparecido. In Italia sono stati pubblicati Un Marx sconosciuto, L’ultimo Marx (entrambi pubblicati da manifestolibri) e Venti tesi per la politica (Asterios), nonché vari saggi usciti in volumi collettivi. Sono solo alcuni «frammenti» di una produzione teorica quasi «enciclopedica». L’ultima uscita italiana è Indignados (Mimesis, pp. 48, euro 3,90), saggio che analizza i movimenti sociali europei a partire dalle acampadas spagnole e «Occupy Wall Street». Il suo è uno sguardo empatico, di condivisione del moto di indignazione e di rivolta contro il neoliberismo. Con loro infatti condivide la critica al neoliberismo. Dussel non nasconde tuttavia le difficoltà  di sintetizzare movimenti che sembrano smentire la griglia analitica marxiana a cui fa riferimento. Gli indignados sono certo disoccupati, precari, ma tra di loro ci sono anche uomini e donne che le tassonomie sociologiche definiscono come ceti medi. Ma Dussel non ha difficoltà  a fare riferimento al concetto di povertà . Ma anche in questa scelta non c’è nessuna retorica sugli «ultimi». La povertà  per il filosofo argentino non è privazione, bensì esprime la potenza collettiva di chi non ha nulla e vuol avere tutto. Un altro aspetto importante di questo breve scritto è la prospettiva da cui parte Dussel, l’America latina. Un continente, cioè, che negli ultimi due decenni ha conosciuto forti movimenti sociali dalle caratteristiche «spurie» che sono riusciti, almeno finora, a mutare il volto politico dell’America Latina. Non più il cortile di casa degli Usa gestito da oligarchi locali; o terra di conquista delle multinazionali, bensì un continente che ha ripreso il proprio destino nelle sue mani. E l’America Latina, sostiene Dussel, è stato il luogo dove sono stati sperimentati inediti rapporti tra movimenti e Stato. Sperimentazioni – autonomia dei movimenti, forme di autogoverno, intreccio tra democrazia diretta e rappresentativa, sviluppo di media comunitari – a cui gli indignados possono attingere non solo per mettere a nudo il fallimento del neoliberismo, ma per dare forza politica alle loro proposte.


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