Tre milioni di «scoraggiati», 3 volte media Ue

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La quota di questi inattivi rispetto alle forze lavoro è dell’11,6%, dato superiore di oltre tre volte a quello medio dei paesi dell’Unione europea. Il fenomeno è caratterizzato dallo scoraggiamento, rileva l’Istat, che fotografa un paese sempre più socialmente depresso. In particolare, tra coloro che non hanno cercato un lavoro nelle ultime quattro settimane ma sono subito disponibili a lavorare, gli scoraggiati sono 1 milione 234 mila. Insomma, è un esercito di cinque milioni che in Italia aspira a un lavoro, ma non lo trova. Leggendo altri dati, si nota che continuano ad aumentare anche i giovani (15-24enni) che non cercano lavoro pur essendo disponibili a lavorare: dal 30,9% delle forze di lavoro giovanili del 2010 si è passati al 33,9% del 2011. Coloro che non cercano ma vorrebbero comunque lavorare sono nel Mezzogiorno circa un quarto della forza lavoro, un risultato di oltre sei volte superiore a quello del Nord. Rispetto al 2010 sono più gli uomini che non hanno cercato un impiego (nelle quattro settimane che precedono quella di riferimento), ma che desiderano e sono disponibili a lavorare.
Sempre secondo i dati Istat, nel 2011 i sotto occupati part time sono 451 mila unità  (+3,9%, pari a 17 mila unità  in più rispetto al 2010) e rappresentano l’1,8% del totale delle forze di lavoro. Nell’Unione Europea l’incidenza è superiore, pari al 3,6%. L’Istat spiega che il segmento della sottoccupazione più vicino alle situazioni di criticità  individuate dalla disoccupazione è quello rappresentato dai lavoratori a orario ridotto che vorrebbero svolgere un numero maggiore di ore di lavoro, ma non ne hanno l’opportunità .
Oltre ai dati sul lavoro (o sul non lavoro, per essere precisi), l’Istat ha fornito altri numeri sulla profondità  della crisi che sta attraversando il paese e di cui oggi non si vede la fine. Nello scorso febbraio il fatturato dell’industria, al netto della stagionalità , ha registrato un aumento del 2,3% rispetto a gennaio (+2,0% sul mercato interno e +3,1% su quello estero). Nella media degli ultimi tre mesi (dicembre- febbraio), l’indice cresce dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti (settembre-novembre). Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di febbraio 2011) il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali dell’1,5%, con un calo del 4,7% sul mercato interno e un aumento del 5,5% su quello estero. 
Sempre secondo le rilevazioni diffuse dall’Istat, gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un incremento congiunturale molto marcato (+6,1%) per i beni strumentali e aumenti più contenuti per i beni di consumo (+1,7%), i beni intermedi (+1,0%) e l’energia (+0,6%). L’indice grezzo del fatturato registra, in termini tendenziali, una diminuzione dello 0,7%: il contributo più ampio a tale diminuzione viene dalla componente interna dei beni intermedi. L’incremento tendenziale maggiore del fatturato si registra per il settore delle altre industrie manifatturiere (+26,4%), mentre la diminuzione più marcata riguarda la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (-17,2%).


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