Gavio batte Salini alla conta di Impregilo ma non passa la riforma della governance

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MILANO – Assemblea di Impregilo con sorpresa. Apparentemente Salini, socio al 29,2% del gruppo di costruzioni ha vinto una battaglia, votando contro la riforma della governance promossa dalla società  romana per far spazio alle minoranze. Ma se invece che una prova generale, ieri si fosse svolto l’incontro decisivo tra Gavio e Salini (rimandato al 12 luglio) il gruppo di Tortona sarebbe uscito vincitore. 
Insieme al 29,9% che Beniamino Gavio ha di Impregilo, ieri si è schierato anche un altro 7-8% del capitale, tra cui spiccava un pacchetto dell’1,9% detenuto da Mediobanca che ha votato a favore della nomina dei tre consiglieri indipendenti (Barbara Poggiali, Alfredo Scotti e Nigel Cooper) e di un’apertura della governace. Pertanto se anche Salini riuscisse a portare dalla sua parte i fondi anglosassoni Amber (5%) e McKinley (1,9%), ieri non avrebbe avuto i numeri per revocare l’attuale consiglio e nominarne uno nuovo all’assemblea di Impregilo che il gruppo ha chiesto di convocare e che è stata fissata per il 12 luglio. 
Rifiutando il ramoscello di olivo offerto da Gavio, ieri il gruppo romano ha di fatto rinunciato a nominare tre esponenti in cda, perché scommette entro un mese di avere i numeri sufficienti a revocare l’attuale board (compresi i tre consiglieri eletti ieri) e nominarne uno nuovo. A giorni sarà  infatti presentata una lista di 15 membri, tra cui Claudio Costamagna come presidente e Pietro Salini come amministratore delegato, qualche esponente del gruppo romano e altri sette otto consiglieri con i requisiti di indipendenza richiesti dalle best practice internazionali (quote rosa comprese). Pur continuando a supportare l’attuale management, anche Gavio sta preparando una sua lista di riserva (alternativa a quella di Salini), che prevede qualche innesto di spicco. A metà  giugno inoltre, il gruppo di Tortona conta di presentarsi alla comunità  internazionale per illustrare come intende creare valore su Impregilo. Se quindi le prossime settimane saranno calde, anche ieri in assemblea il confronto tra i socie è stato duro. Il professor Giovanni Domenichini in rappresentanza di Salini, ha criticato il sistema di governance proposto da Impregilo definendolo «pletorico e bizantino» facendo notare come la soluzione messa ai voti fosse frutto di «una reazione difensiva, peraltro scomposta, all’attivismo e alle critiche mosse da Salini all’inadeguata corporate governance della società ». In effetti, offrire cinque posti a tre liste di minoranza, era una proposta complessa che sembrava ritagliata ad hoc sull’attuale compagine azionaria del gruppo di costruzioni. Il presidente di Impregilo Massimo Ponzellini, pur ammettendo che la riforma «fosse perfettibile» ha sottolineato come si trattasse di «un’apertura nei confronti delle minoranze» compreso Salini, che invece ieri è stato l’unico socio a votare contro.


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