I capannoni finiscono sotto accusa «Non si doveva tornare a lavorare»

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ROMA — «Ancora lavoratori tra le vittime. Ci fa pensare che non si sia proceduto alla messa in sicurezza degli stabilimenti prima di far tornare le persone al lavoro». L’accusa la formula la leader Cgil, Susanna Camusso. Ma su quei capannoni, venuti giù con le nuove scosse uccidendo ancora, si ritrovano per un giorno tutti d’accordo: il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, Beppe Grillo, politici e sindacalisti. Tutti a chiedersi come sia potuto accadere ancora. Ma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, respinge le critiche: «Non è vero che sono crollati capannoni di carta velina: nel caso dell’industria della ceramica, erano signori capannoni, costruiti secondo tutti i crismi».
La strage degli operai però colpisce nel profondo. I controlli erano stati fatti. In un caso erano in corso e sotto le macerie è finita proprio la squadra che stava facendo l’ispezione. Molte imprese avevano riaperto. E ci si chiede se le verifiche siano state adeguate e se tutto ciò non potesse essere evitato. 
«È naturale che la terra tremi ma non è naturale che crollino edifici. In altri Paesi non succede», dichiara il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, all’inizio del suo intervento alla Camera nel quale dedica «un ricordo sofferto» alle vittime del terremoto. «Non so se sia normale che i capannoni crollino così. Ma certo vedere morto uno che va a lavorare è una cosa che turba profondamente», aggiunge il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. 
«Stiamo verificando le possibili cause dei crolli, per modulare comportamenti e dare indicazioni alla popolazione sulle cose che possono essere sicure e su quelle che invece possono essere meno sicure», assicura il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli. Ma le polemiche non attendono altre verifiche. 
«I capannoni sono venuti giù tutti come castelli di carte. Per quale magnitudo dovevano resistere?» si chiede Beppe Grillo. E denuncia: «A cosa servono capannoni industriali vuoti? Spesso sono costruiti senza alcuna necessità  per accedere ai fondi Ue. Perché mancano i controlli quando sono utilizzati? Di cosa sono fatti? Di sabbia e del sangue degli operai morti sotto le macerie?». «Non è concepibile che a nove giorni dal primo terremoto si continui a morire. La magnitudo del sisma di oggi di 5.8 gradi è un dato congruente con le scosse precedenti. Tuttavia ci siamo trovati impreparati», rincara la senatrice Maria Ida Germontani, di Fli. 
La Camusso se la prende con le imprese che hanno fatto tornare gli operai al lavoro prima che si procedesse alla messa in sicurezza dei capannoni. E il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni accusa: «Stavolta la tragedia e la morte di questi operai si sarebbero potute evitare». D’accordo la Fiom: «È indispensabile che la ripresa del lavoro avvenga solo quando, dopo le necessarie e opportune verifiche, si sia certi che i capannoni industriali siano in sicurezza». Per il segretario della Uil, Luigi Angeletti, invece «è una tragedia imprevedibile che colpisce, ancora una volta, cittadini e lavoratori che si stavano impegnando per tornare alla normalità . Spetta alle autorità  competenti verificare se esistono responsabilità  per il crollo dei capannoni industriali». 
Due Procure, quelle di Modena e Ferrara, ci stanno provando. Dovranno allargare l’inchiesta aperta per i crolli di domenica scorsa nel Ferrarese, che già  conta più di 15 indagati. Resta valido, per ora, il giudizio dato dal presidente dell’Associazione di ingegneria sismica, Agostino Marioni: «Sicuramente qualcuno ha operato con leggerezza: c’è stata un’esasperata tendenza al risparmio».


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