«Gli anarchici colpiranno ancora Nel mirino dai giudici alle banche»

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ROMA — L’analisi della minaccia spazia su fronti diversi, ma è sugli anarcoinsurrezionalisti che poi si concentra. E conferma come l’annuncio contenuto nel volantino di rivendicazione dell’agguato contro Roberto Adinolfi, a Genova, venga considerato dagli apparati di sicurezza attendibile e soprattutto realizzabile in un breve lasso di tempo.
«Colpiremo ancora», avevano scritto i componenti della «cellula Olga» dopo aver ferito con un colpo di pistola l’amministratore delegato di «Ansaldo Nucleare», specificando la volontà  di farlo almeno altre sette volte contro Finmeccanica. «Ci saranno nuovi attentati e l’aggressione resta finalizzata a postazioni o personalità  riconducibili alla Grecia, forze dell’ordine, apparato giudiziario, strutture di sfruttamento delle risorse energetiche, banche e uffici esazione», dichiara il direttore dell’Aisi, l’agenzia di intelligence interna. Un ventaglio di possibili obiettivi che in realtà  dimostra come, al di là  delle ipotesi, l’intelligence non abbia alcuna informazione più precisa su dove, come e quando tutto questo potrà  accadere. E dunque non possa indicare alcuna priorità  nella lista dei bersagli. 
Parla di fronte al Parlamento il prefetto Giorgio Piccirillo e le sue parole hanno l’effetto di amplificare una tensione già  salita al massimo livello dopo l’ammonimento — durante le commemorazioni a Palermo nel ventennale della strage di Capaci — del capo dello Stato Giorgio Napolitano sul ritorno della strategia stragista legato all’esplosione di venerdì scorso di fronte alla scuola «Morvillo Falcone» di Brindisi. Non c’è alcun legame tra i due fatti, ma è il clima a fare paura. Del resto è lo stesso Piccirillo a evidenziare come «alcuni ambienti considerano le tensioni derivanti dalla crisi una favorevole opportunità  per rilanciare l’iniziativa combattente, ed è ipotizzabile che in tali ristretti ambiti trovino slancio tentativi di aggregazione delle forze residue e di reclutamento di nuove leve nel riavviare i programmi eversivi».
Azioni eclatanti, ma pure «atti di non elevato spessore, rivendicati da sigle inedite, finalizzate a mantenere alta la tensione e verificare l’eventuale risposta o chiamata di altre componenti propense a intraprendere percorsi di lotta armata», specifica il prefetto.
In questo scenario si è inserito l’attentato di Brindisi con i suoi misteri tuttora irrisolti, la sua matrice oscura, la sua dinamica agghiacciante. E il fatto che numerosi esponenti delle istituzioni — dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri — abbiano parlato di atto terroristico pur specificando come «ignota» è ancora la mano di chi ha azionato il telecomando, ben disegna il clima di fibrillazione che si respira in queste ore. 
Il timore forte è che molto altro possa accadere e dunque i responsabili degli apparati mostrano di voler mettere le mani avanti nella consapevolezza che diverse sono le aree di fermento. Ma non escludendo l’eventualità  che qualcuno decida di approfittare di questa situazione mettendo in atto una vera e propria strategia della tensione.
Piccirillo ribadisce che «l’area anarcoinsurrezionalista ha sicuramente compiuto il salto di qualità  visto che rispetto alle logiche tradizionali, che non prevedono un’organizzazione, a Genova sono state introdotte altre modalità  tipicamente organizzative come il furto della moto, ripetuti sopralluoghi per verificare i comportamenti della vittima, la fuga e la rivendicazione».
Non ci sono indicazioni «sulla consistenza numerica dell’organizzazione», ammette il direttore dell’Aisi anche se poi chiarisce come «negli ultimi tempi abbiamo qualche riferimento in più dovuto al fatto che si sta passando da una situazione generalista a una più organizzata e probabilmente si riuscirà  ad avere altri elementi». In ogni caso ritiene che la scelta di cambiare la tattica dell’aggressione potrebbe «ampliare l’area del consenso anche nell’area di matrice brigatista, che ha salutato con favore l’attentato di Genova, e portare al reclutamento in questi esigui settori marxisti-leninisti nuove leve anche per compiere azioni di spessore non elevato».
Non sfugge all’analisi il movimento No Tav che, dice Piccirillo, «attraversa una fase di momentanea difficoltà , ma continua a rappresentare un focolaio di tensione a livello territoriale tanto che un nuovo episodio eclatante e inaspettato potrebbe porre in secondo piano le attuali divergenze e innescare un’improvvisa accelerazione della protesta con un ruolo trainante delle frange insurrezionaliste determinate a estendere l’ambito della contestazione al tema della crisi economica».


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