«L’opposizione è matta, il 7 ottobre prenderà  una batosta memorabile»

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L’ opposizione è «matta e disperata», e suscita solo «pena». Così si è espresso il presidente venezuelano Hugo Chà¡vez durante una riunione del governo, trasmessa in televisione. Chà¡vez è rientrato a Caracas da Cuba lo scorso 11 maggio, dopo aver concluso un nuovo ciclo di radioterapia per tentare di fermare il tumore che lo affligge. Dopo una settimana di riposo, ha ripreso la parola intervenendo nella campagna elettorale per le presidenziali del 7 ottobre, in cui è nuovamente candidato. Il suo avversario è Henrique Capriles Radonski, governatore dello stato Miranda, sostenuto dalla Mesa de unidad democratica (Tavolo di unità  democratica, Mud). La Mesa è un cartello che mette insieme destra, estrema destra, qualche accento socialdemocratico figlio della concertazione d’antan, e qualche scontento demagogico di estrema sinistra, malriposto. E Capriles è un rampollo delle grandi famiglie che ne porta avanti i programmi neoliberisti dandosi un po’ di vernice progressista: fino al punto di millantare un inesistente sostegno del governo brasiliano (poi smentito dagli interessati). Benché sia un uomo di destra, più d’una volta ha d’altronde sbandierato la sua ammirazione per l’ex presidente brasiliano Lula Da Silva: nel tentativo di accreditarsi un’altra immagine, e di convincere, il 7 ottobre, gli indecisi. Secondo i sondaggi, i cosiddetti «ni-ni» costituiscono il 30% dell’elettorato. La stampa di San Paolo ha scritto che sia il presidente Chà¡vez che Radonski si servono di due consulenti d’immagine brasiliani. Al primo, il pubblicitario Joao Santana (consulente d’immagine di Lula e iscritto al Partito de los trabajadores) consiglierebbe un atteggiamento più conciliatore per conquistare la platea dei «ni-ni». A Capriles, Renato Pereira (capo strategia dell’impresa Prole) suggerirebbe di presentarsi come il volto accettabile del moderatismo centrista. La partita che si gioca in Venezuela, infatti, proietta una disputa ideologica ben oltre il contesto locale. Come dire: c’è un’ «alternativa» soft gradita ai grandi poteri internazionali e un’altra troppo ruspante per accedere ai salotti buoni. I grandi media europei, non a caso, vi si sono già  buttati a pesce. Capriles è improvvisamente diventato «di centro-sinistra». I suoi trascorsi, però, non aiutano. Iscritto alla setta Tradicià³n, Familia y Propiedad (Ftp), inizia la carriera politica nel Copei, il tradizionale partito della destra venezuelana nelle cui fila viene eletto deputato (il più giovane del paese) nel 1999. Nel 2000, insieme a Julio Borges e Leopoldo Là³pez, fonda Primero Justicia (la Giustizia prima di tutto). Di quale «giustizia» si tratti lo dicono i programmi economici della Mud: che annunciano la riconsegna chiavi in mano del paese allo strapotere delle multinazionali e ai grandi potentati economici a cui Radonski appartiene. «Il 7 ottobre – ha detto Chà¡vez – non si scontrano solo due candidati, ma due modelli politici, economici, sociali: da una parte il capitalismo che sta generando il più grande disastro della storia, dall’altra noialtri che, contro venti e maree, stiamo costruendo un progetto che punta al socialismo». Tutti i sondaggi danno il presidente in vantaggio di almeno 13 punti, solo un’indagine della società  Consultores 21, a metà  maggio, ha registrato un quasi pareggio fra i due avversari. Se, sul piano economico, il paese – fidando sulla rendita petrolifera, ma anche sul settore edilizio -, ha registrato il miglior tasso di crescita degli ultimi 15 trimestri, sul terreno sociale i problemi non mancano: a partire dalla sicurezza, cavallo di battaglia dell’opposizione. «La Mud sta creando una situazione di ingovernabilità  – ha detto la deputata Blanca Eekhout denunciando aggressioni ai giornalisti da parte dei servizi d’ordine di Capriles».


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