“Patto Rcs non c’è più, io pronto a crescere”

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MILANO – Arriva l’assemblea di Rcs ma l’amministratore delegato non arriva, contro gli auspici di alcuni dei soci, tra cui Giovanni Bazoli. Tre settimane non sono bastate per trovare il nuovo capoazienda dell’editore, anche perché è si voluto coinvolgere nel processo di scelta Giuseppe Rotelli, primo azionista con il 16,5% ma fuori patto, ieri confermato nel cda e nominato nuovo vicepresidente (con lui, Roland Berger). È possibile che il manager entri con il cda sulla trimestrale del 14 – ci lavora il selezionatore Spencer Stuart, tra i papabili ci sarebbero Pietro Scott Jovane di Microsoft, Luigi Gubitosi di Merrill Lynch, Andrea Zappia di Sky, il vice dg Riccardo Stilli cui ieri è stato dato il ruolo di vicario – anche perché sarà  il cda insediato ieri a dover scegliere. «È corretto che l’ad lo scelga il nuovo cda, e comunque arriverà  prestissimo», ha detto Piergaetano Marchetti, presidente uscente che rimane nel cda.
Per Diego Della Valle, azionista polemico con un 5,4% da poco liberato dal patto Rcs, è un assist in area di rigore: «Speriamo che trovino in fretta l’ad e sia anche bravo – ha detto, a margine dell’assemblea –. Dovranno svegliarsi, l’azienda non può restare senza guida in un momento così. I nuovi impiegheranno un anno a prendere il comando, la mancata nomina pare il completamento di una frittata cucinata male. S’è seguito un metodo scandaloso, Rcs non è una sala giochi dove uno si diverte e si fa venire idee estemporanee». L’imprenditore aveva criticato aspramente, un mese fa, il tentativo di modificare la governance dell’editore da parte dei grandi soci Mediobanca e Fiat. Quei cambiamenti hanno permesso ieri il debutto di un cda “tecnico” (solo Carlo Pesenti e Francesco Merloni sono espressione diretta dei soci, oltre a Rotelli, che non è nel patto). Oltre a dare le deleghe a Stilli in attesa dell’ad, il consiglio ha nominato Angelo Provasoli presidente. Nella riunione, Stilli ha presentato il gruppo ai nuovi consiglieri che dovranno ambientarsi presto perché ci sono importanti dossier da gestire. Primo tra tutti la cessione di Flammarion, editrice francese stimata valere 400 milioni e necessaria ad abbattere il debito Rcs (938 milioni a dicembre) ma che soci di peso, tra cui Rotelli, vorrebbero evitare. L’alternativa sarebbe una ricapitalizzazione, anch’essa poco popolare tra i soci del patto, la cui tenuta tra un anno sarà  messa alla prova. Sabato l’ad di Generali Giovanni Perissinotto ha detto che il 3,9% triestino sarà  presto svincolato. «Il patto Rcs di fatto non esiste proprio più – ha aggiunto Della Valle – nell’ultima riunione ho assistito a un malumore forte, anche di pattisti che per quieto vivere non lo dicono ed eviteranno di dirlo per un pò». Della Valle ha specificato di parlare «da socio importante che intende


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