“Viviamo una nuova Babele alla Chiesa servono unità  e verità ”

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CITTà€ DEL VATICANO – «Verità , unità , comunione» invoca per ben otto volte Benedetto XVI, ieri, nella basilica di San Pietro alla festa di Pentecoste. Stesse parole e stessi concetti – «Verità  nell’unità » – ribadirà  poi nella successiva preghiera del Regina Coeli, a mezzogiorno, davanti ai fedeli radunati in piazza San Pietro. Frasi e contenuti, ripetuti quasi come un mantra, finemente teologici, destinati – avverte il Papa – a quanti intendono evitare di cadere in una nuova Babele a causa di «quel senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco che serpeggia tra gli uomini». 
Parole evocate per celebrare la discesa pentecostale dello Spirito Santo sugli apostoli a 50 giorni dalla Pasqua, ma che ieri mattina sono cadute come pietre – solo per coincidenza? – su un Vaticano ancora attonito dall’arresto dell’aiutante di camera papale, Paolo Gabriele, accusato dai giudici pontifici di aver trafugato documenti di papa Ratzinger. Era grande l’attesa per le parole che avrebbe pronunziato Benedetto XVI. E non è andata delusa, perché – si fa notare Oltretevere – «papa Ratzinger non parla mai a caso e ogni sua parola ha sempre un senso, come quell’insistente ricorso alla ricerca della verità  e dell’unità » col cuore ancora colmo di dolore per l’arresto del suo cameriere di fiducia. Sabato scorso aveva fatto riferimento «ad una Chiesa che, benché flagellata dal vento e dalle tempeste, non si abbatterà  mai perché è come una casa costruita sulla roccia». Ieri è stata la volta della “verità ” presentata come sorta di medicina indispensabile per evitare che si ritorni alle antiche catastrofi bibliche. «Con il progresso della scienza e della tecnica siamo arrivati al potere di dominare forze della natura. In questa situazione – per Ratzinger – pregare Dio sembra qualcosa di sorpassato, di inutile, perché noi stessi possiamo costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo. Ma non ci accorgiamo che stiamo vivendo la stessa esperienza di Babele…». «È vero, abbiamo moltiplicato le possibilità  di comunicare, di avere informazioni, di trasmettere notizie; ma possiamo dire che è cresciuta la capacità  di capirci o forse, paradossalmente, ci capiamo sempre meno? Tra gli uomini non sembra serpeggiare forse un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a diventare pericolosi l’uno per l’altro?…».
Alle vicende vaticane e alle “sofferenze del Papa” ieri ha fatto riferimento anche il cardinale presidente Cei Angelo Bagnasco sostenendo, comunque, che «il male esiste nel cuore degli uomini». Il caso del maggiordomo papale, però, per Bagnasco «è una situazione che colpisce e che addolora, ma la fiducia e la presenza del Signore non viene mai meno».


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