Bersani dice sì al «patto» di Casini

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ROMA — Il «patto tra progressisti e moderati» proposto da Pier Ferdinando Casini nell’intervista al Corriere è davvero qualcosa di più di un sasso gettato nello stagno. Le diverse e opposte reazioni che giungono dai due campi del sistema politico testimoniano appunto che potrebbe aprirsi una nuova stagione. Pier Luigi Bersani, che nel recente passato aveva ipotizzato un’alleanza del genere, saluta con entusiasmo la proposta di Casini: «È un passo importante e ha un significato politicamente di grande rilievo».
A giudizio del segretario del Pd «è sempre più evidente che in Italia il problema è quello di costruire un patto tra le forze riformiste e democratico-costituzionali contro una destra che inevitabilmente viene risucchiata da tentazioni populistiche». Questo commento lascia intuire che ci siano le premesse per aprire una trattativa che si suppone potrebbe concludersi con un’intesa in vista delle politiche.
Le parole del leader centrista, con tutto ciò che prospettano, nell’ottica di Bersani vanno proprio in quella direzione e giungono in un momento di forte travaglio del Pdl. È probabile che Casini abbia voluto sfruttare proprio questo momento nel quale è evidente la divaricazione tra quanto sostiene Angelino Alfano (sostegno condizionato alle misure di Monti ma nessun salto nel buio) e la torsione movimentista che vuole imprimere Silvio Berlusconi, tentato al contrario di staccare la spina all’esecutivo.
E così Fabrizio Cicchitto, capo gruppo dei deputati del Pdl, dopo avere letto l’intervista di Casini al Corriere, osserva: «È evidente che le sue parole aprono un problema politico di fondo». A suo tempo Cicchitto era fautore di una linea di apertura verso Casini. Ma adesso si interroga se l’opzione strategica di ricondurre sotto un solo tetto il popolo dei moderati non debba essere riconsiderata.
Ma come? «Il Pdl — argomenta Cicchitto — non deve rispondere con fughe estremistiche, ma rimanendo sul terreno del Ppe che peraltro va rivisitato attraverso una seria discussione interna perché la linea Merkel-Sarkozy ha provocato danni all’Europa». Cicchitto fa una netta distinzione. Un conto, afferma, è lavorare per «un incontro tra le principali forze politiche, quelle aderenti al Ppe e quelle al Partito socialista, per fare riforme istituzionali ed elettorali». Un altro conto è, sottolinea alludendo a una possibile contraddizione, «teorizzare un patto tra progressisti e moderati che, escludendo pregiudizialmente il Pdl, sarebbe soltanto la riproposizione del centrosinistra classico con Casini al posto di Prodi».
Un altro esponente del Pdl, Osvaldo Napoli, nella sua analisi, guarda al futuro. «È partita ufficialmente la rincorsa del presidente Casini verso il Quirinale. Una rincorsa a dir vero assai lunga, con il rischio per l’atleta di arrivare affaticato al momento di spiccare il salto e di finire nella sabbia». Insomma, riassume Napoli, «tutte le cose dette sul patto tra progressisti e moderati sono fuffa. L’Udc rappresenta una piccola quota dei moderati, indossare il pennacchio in rappresentanza di tutti i moderati è a dir poco avventato». Per Maurizio Lupi, Casini, «spostando l’asse del suo partito verso il centrosinistra, calpesta valori e identità ». Ma Rocco Buttiglione replica: «Gli attacchi del Pdl sono soprattutto un sintomo della loro confusione».


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