LEZIONI, BLOG E RIVISTE QUANTI CANALI FILOSOFICI

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La filosofia è un sapere underground. Non nel senso di clandestino, bensì una conoscenza percepita come appannaggio esclusivo di pochi adepti. Almeno fino a poco tempo fa, perché ora le cose stanno cambiando.
Sembra, infatti, che, in assenza di altri saperi (e poteri) che spieghino davvero come funzionano le cose (Stato, morale, felicità , tanto per elencare qualche concetto che governa le nostre vite) i filosofi possano riuscire a farlo più degli altri. Così il
New York Times
ha aperto uno spazio sul suo sito (e l’ha chiamato
The Stone)
dove gli studiosi dibattono con i lettori, partendo da temi quotidiani per arrivare a Platone (chi deve insegnare ai ragazzi? I robot pensano bene o male? Che cosa significa il matrimonio tra persone dello stesso sesso?). Uno spazio pubblico che coinvolge sempre più persone – professori, ricercatori, studenti – partendo da spunti di attualità .
Anche in Italia, tra festival e nuovi libri, si stanno sperimentando forme di riflessione su temi più popolari – la “popsophia”, di cui tanto si discute. Ma non solo. Tante ca-
se editrici hanno scelto di fare collane ad hoc, per esplorare concetti chiave. “Futuro”, “Rispetto”, “Eroi”. Sono alcuni dei titoli che offrono un punto di vista per capire. Eppure non basta: forse è giunto il momento che la filosofia diventi
overground,
per citare Gaber.
E per farlo può servire la divulgazione in tv. D’altra parte dopo la storia, che ha avuto grande successo, era naturale che qualcuno ci provasse anche con la filosofia. Da qui è nato
Zettel – Filosofia in movimento,
programma recentemente messo in onda su Rai Scuola, rilanciato in rete, attraverso il video-portale che la Rai ha dedicato alla filosofia (filosofia.rai.it) e che dal 15 sarà  in onda su Rai3 prima del tg della notte.
Prodotto da Rai Educational da un’idea di Gino Roncaglia e Silvia Calandrelli,
Zettel
si caratterizza per la mancanza di un conduttore che, come sua prerogativa, faccia da mediatore. La trasmissione invece
è condotta direttamente da un filosofo, Maurizio Ferraris, che in studio dialoga con i suoi colleghi Mario De Caro e Achille Varzi (quest’ultimo in collegamento da New York, dove insegna) nonché con gli ospiti di ogni puntata. Non si tratta di un programma di storia della filosofia e nemmeno di divulgazione tesa a una pura semplificazione dei concetti. L’idea è quella di “fare filosofia”, ragionando su un tema astratto e trasportandolo nei suoi aspetti quotidiani o partendo dalla sollecitazione di domande reali (che cos’è la doppia vita? Qual è il ruolo della finzione? – con degli attori che sono chiamati a rispondere – oppure, è giusto avere paura? – con una ricostruzione del rapporto con il timore, dagli dei alle lacrime).
Il tentativo è ovviamente quello di rimettere in circolo le grandi categorie filosofiche, spiegandole e facendo vedere come sono cambiate, tra ambiguità  ed evoluzioni. Dalla Natura alla Percezione, dalla Memoria alla Morte, da Dio agli Animali, attraverso gli antichi e i moderni, cercando di rendere tutto il più chiaro
possibile e mantenendo un costante rapporto con le scienze.
Il titolo,
Zettel,
che in tedesco significa “foglietti” (tanto è vero che sullo schermo appaiono, spesso, dei post-it gialli con appunti per segnalare argomenti e interrogativi), è preso in prestito da un’opera di Ludwig Wittgenstein, grande filosofo del Novecento, forse il più telegenico fra tutti, prima della tv, di sicuro tra i più utilizzati per le citazioni, che, estrapolate dai suoi libri, fanno spesso molto effetto.
Zettel
è comunque un esperimento importante, come lo furono le prime trasmissioni di libri, davvero culturali.
Altrove le cose funzionano così già  da anni. Non solo per la carta stampata, visto che in Francia vende bene una rivista come
Philomag,
alta divulgazione che tiene insieme testi prestigiosi e provocazioni intellettuali (Come si può essere insieme socialisti e liberali? – perché si vede che le domande vanno sempre fortissimo), tanto da essere clonata anche dai tedeschi. Ma pure sullo schermo. Per esempio, in Germania, dal 2002 va in onda
Il Quartetto filosofico,
trasmissione condotta da Rà¼diger Safranski e da Peter Sloterdijk (quest’ultimo ha appena annunciato che lascerà  dal prossimo mese, sostituito da Richard David Precht), che sul canale ZDF, la seconda rete pubblica tedesca, e in una fascia di seconda serata, raggiungeva indici di ascolto molto buoni per un programma di filosofia – anche questo tematico e con due ospiti, oltre ai conduttori, che riflettevano ad alta voce. Così come è abbastanza seguito il canale americano online Philosophy TV (philostv.com), dove due filosofi dialogano collegati su Skype. Insomma, sembra che la filosofia possa funzionare in televisione. A volte è solo questione di tempo. Di tempi.


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