Nidi, primi segnali di arretramento: mancano le risorse per i servizi

Loading

BOLOGNA – Negli ultimi 10 anni il sistema dei servizi educativi per la prima infanzia ha vissuto un’evoluzione sia in termini di diversificazione delle tipologie dei servizi che dei soggetti gestori dei servizi stessi. La copertura media a livello nazionale è di circa il 16% (dati al 31 dicembre 2009) ma con forti disparità  tra Nord e Sud. Solo 3 le regioni che hanno raggiunto l’obiettivo indicato a livello europeo: Emilia-Romagna, Toscana e Umbria sono al 33% ma ci sono regioni in cui la copertura è all’1%. Il Piano straordinario dei nidi che ha contribuito a sostenere il sistema tra il 2007 e il 2010 con 100 milioni di euro all’anno è finito e la Riforma federale che considera questi servizi “fondamentali” e non a richiesta come accade ora e prevede che sia lo Stato a stabilire quale deve essere il livello di diffusione e definire le forme di finanziamento garantito per la copertura dei costi è inattuata. Come se non bastasse, iniziano a manifestarsi i primi sintomi di arretramento: in alcune realtà  mancano le risorse per garantire il funzionamento dei servizi. È questa la fotografia dell’Italia dei nidi scattata dall’Istituto degli Innocenti di Firenze. Ma, anche se la situazione è critica, ci sono segnali positivi. “È vero che oltre ai sintomi di ‘non evoluzione’, iniziano a vedersi anche i primi passi indietro, ma c’è un segnale di speranza – dice Aldo Fortunati, direttore area educativa Istituto degli Innocenti – Il governo ha deciso di stanziare 400 milioni di euro per il Sud che serviranno per ridurre la forbice delle differenze interne al Paese”.

Più nidi. “Negli ultimi 10 anni c’è stato un grande sviluppo quantitativo soprattutto della tipologia ‘nido’ – precisa Fortunati – che, oltre a essere un servizio educativo, risponde all’esigenza di conciliare tempi di cura e di lavoro, in particolare per le mamme”. I posti nei nidi sono passati, infatti, dai quasi 100 mila del 1992 agli oltre 237 mila del 2009. Sono cresciuti, ma in misura inferiore, i servizi integrativi: da 0 nel 1992 a circa 25 mila nel 2009. “I servizi integrativi sono più leggeri – continua Fortunati – e se, da un lato, sono positivi per i bambini, dall’altro, sono deboli per sostenere le famiglie”. Gli spazi-gioco prevedono, infatti, una frequenza di 1 o 2 pomeriggi alla settimana, mentre i centri di incontro bambini-genitori richiedono la presenza dei genitori. “Solo 3 regioni hanno raggiunto il traguardo europeo del 33% di copertura – continua Fortunati – ma anche in quelle realtà  non c’è una soddisfazione totale delle esigenze delle famiglie perché in tutte e 3 ci sono liste di attesa”. Per non trovare liste di attesa, paradossalmente, bisogna andare al Sud, dove “l’offerta è debole e la domanda non si esprime non per mancanza di bisogno ma per mancanza di servizi”.

E più privati. L’evoluzione degli ultimi anni è dovuta anche a un coinvolgimento dei privati. “Ciò non vuole dire che esiste un mercato privatistico dei nidi” – precisa Fortunati. Quando si parla di gestori privati dei servizi all’infanzia si fa riferimento, quasi sempre, al privato sociale. E, specifica Fortunati, “con un forte orientamento a entrare in rapporto con il pubblico”. Le cooperative sociali che aprono nidi, infatti, cercano convenzioni con i Comuni per avere risorse che li aiutino a dare stabilità  e qualità  al servizio. “La ricerca di convenzioni è dettata anche dall’esigenza di avere una copertura dei costi da parte degli enti locali” – continua Fortunati. In modo da rendere il servizio generalizzato ed equo. “Il problema non è solo garantire lo sviluppo di una rete di servizi accessibili nelle aree in cui non ci sono ma anche un finanziamento pubblico a quelli esistenti”. Un obiettivo reso difficile dalla difficile situazione economica che stiamo vivendo e dal calo costante di risorse a disposizione degli enti locali. “Oggi soffriamo del fatto che non si è definito il quadro di sostegno a questi servizi” – conclude Fortunati. (lp)

 

© Copyright Redattore Sociale


Related Articles

10 storie dal rapporto sulle torture della CIA

Loading

Una peggiore dell’altra, raccontate dal Washington Post sulla base del rapporto diffuso dal Senato americano

La risorsa immigrati: 600mila italiani ricevono la pensione grazie ai loro contributi

Loading

Il dossier. Rapporto del ministero dell’Economia: “Il saldo tra versamenti all’Inps e prestazioni ricevute è di 5 miliardi di euro: un aiuto per il welfare”

Pedofilia, “il caso italiano”. Telefono Azzurro: “Poche denunce e troppi i casi che restano nel silenzio”

Loading

I dati di Telefono Azzurro per la Giornata nazionale contro pedofilia e pedopornografia. Negli anni 2008, 2009 e 2010 riferite all’associazione 570 situazioni di abuso (191 casi all’anno). Più colpite le bambine (68%). Gli abusanti sono tra familiari e conoscenti

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment