Rinvio dopo pochi minuti Stallo sulla legge elettorale

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ROMA — Sulla legge elettorale è ancora calma piatta. Anzi, il comitato ristretto insediato ieri al Senato — come effetto della lettera inviata dal capo dello Stato ai presidenti di Camera e Senato — si è riunito per una manciata di minuti aggiornandosi a martedì prossimo. E il massimo risultato ottenuto finora è stato quello di chiedere ai gruppi di formalizzare le rispettive richieste per la prossima seduta: i partiti, dunque, martedì dovrebbero indicare la «prima opzione», cioè scegliere tra le decine di testi depositati in commissione Affari costituzionali. Poi i relatori — Enzo Bianco (Pd) e Lucio Malan (Pdl) — tenteranno la missione oggi impossibile di produrre un testo unico.
Ma a registrare la difficoltà  ad andare avanti sono stati ieri anche Giorgio Napolitano e Pier Luigi Bersani in un lungo incontro al Quirinale in cui si è parlato anche di economia e rapporti con le parti sociali. Alla fine il segretario del Pd ha commentato laconicamente: «Non c’è niente, non c’è alcuna novità ». Bersani si sarebbe lamentato del tatticismo del Pdl sull’argomento e avrebbe ribadito la volontà  del suo partito di provare comunque a riformare il sistema. Trovandosi di fronte un Presidente che gli ha rinnovato il suo appello a mettere mano in tutti i modi, anche in aula, a una nuova legge elettorale. Anche se, dopo aver già  sentito Angelino Alfano sulla materia (e in attesa di un probabile incontro con Pier Ferdinando Casini) il Quirinale ha un quadro ormai esauriente degli ostacoli esistenti.
A giudicare dall’aria sconsolata che mostrava al termine della seduta lampo al Senato Luigi Zanda, vice capogruppo del Pd, di passi in avanti in effetti ne sono stati fatti pochi: «Finché il Pdl continua a negare ogni approccio sul tema dei collegi di che cosa vogliamo parlare?». Specularmente, Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, dichiarava: «L’unica via d’uscita, al punto in cui siamo, è quella di definire una nuova legge elettorale fondata sul voto di preferenza e non si capisce perché il Pd sia contro questo approccio».
Il dialogo, dunque, è ancora tra sordi. Ieri il presidente del Senato, Renato Schifani, ha ricordato che in assenza di un accordo politico «valgono le regole della democrazia parlamentare». Ma, come ha profetizzato il presidente della I commissione, Carlo Vizzini (socialisti), la situazione non si sbloccherà  tra 10-12 giorni, termine entro il quale il comitato ristretto dovrebbe completare il suo giro di orizzonte. Siamo alla pretattica. Anche in attesa di una settimana parlamentare infuocata: martedì 17, infatti, arrivano in aula al Senato i primi voti sulla riforma costituzionale sul semipresidenzialismo e sul Senato federale che hanno visto resuscitare l’asse Pdl-Lega.
Anna Finocchiaro (Pd) punta il dito contro il Pdl: «Noi siamo disponibili al confronto ma non a farci prendere in giro». Anche la Lega fa le pulci all’ex alleato: «Mi sembra che il Pdl abbia le idee molto chiare sul suo candidato premier ma molto confuse sulla legge elettorale». In questo quadro, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha nuovamente avvertito: «La nuova legge elettorale deve garantire la governabilità  del Paese e la possibilità , per l’elettore, di scegliere i propri rappresentanti».


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