Angelo, cassintegrato Mirafiori “Ora vivo con 5 euro al giorno”

Loading

TORINO â€” E’ inciampato in quel pensiero quando è arrivato alla rotonda, la grande rotonda che fa da svincolo alla superstrada, vicino al Centro ricerche Fiat di Orbassano: «Perché — racconta Angelo — lì devi scavalcare il guard rail, attraversare senza che le macchine ti prendano sotto. Lì ti accorgi che non è previsto che uno ci passi a piedi. E invece, a 48 anni, io lo stavo facendo. Stavo camminando per venti chilometri per andare a trovare i miei figli. Ho 5 euro al giorno per vivere. Non ho i soldi per l’autobus. Mi sono chiesto: “Angelo, che fai alla tua età ?”».
Se si mettesse all’angolo di una strada con un cappello in mano, forse Angelo Losito guadagnerebbe di più dei cinque euro quotidiani che oggi ha a disposizione. Vive sotto la soglia di povertà  ma il suo non è un caso strano: molti dei 5.000 cassintegrati delle Carrozzerie di Mirafiori, suoi compagni di lavoro, si trovano in condizioni simili. Angelo ha due figli ed è divorziato. Sulla busta paga, nell’ultima riga in fondo, quella che conta, c’è scritto 631. Seicentotrentuno euro per vivere trenta giorni. E chi ci riesce? «Infatti io sono dovuto tornare a casa dai miei. A 48 anni. Mio padre ne ha 87 e mia madre 77. Mi danno i soldi per fare la spesa».
Come si arriva a guadagnare tanto poco? La cassa integrazione taglia la busta paga di 4-500 euro, ma non è l’unica voce che incide. Angelo ha l’automobile: «Pago l’assicurazione a rate, 140 euro al mese». Non si potrebbe eliminare quella voce? «Prova a vivere senza automobile con due genitori anziani. Come li porti in ospedale o a fare le visite? Come affronti un’emergenza? E poi la mia è una Punto vecchia di dieci anni, a venderla non guadagno niente. Meglio pagare 140 euro in cinque rate». Poi ci sono i figli. Un ragazzo e una ragazza: lei va al liceo lui è già  all’università . Vivono con la madre in un paese dell’interland, 20 chilometri da Torino. Per gli alimenti Angelo versa 350 euro alla ex moglie, così ha stabilito il tribunale. Del resto, anche lei non naviga certo nell’oro: è cassintegrata Fiat come l’ex marito e i due figli vivono in casa sua. «Ma oltre agli alimenti — spiega Angelo — ci sono in media altri 120 euro per spese sanitarie dei ragazzi». Alla fine, dei 631 euro iniziali ne rimangono 160: «E io sono fortunato perché i miei genitori possono pagare le bollette e l’affitto. Ma tanti come fanno non lo so. Una volta se cercavi un appartamento in affitto e dicevi che lavoravi alla Fiat, vedevi che il padrone di casa si rassicurava.
Oggi si preoccupa». Così, alla fine dei conti, ad Angelo rimangono 160 euro al mese per vivere. Pochi, molto pochi: 5,3 euro al giorno. «Come vuoi che viva? Rimango a casa, leggo il giornale, guardo la tv. Vivo solo. Certe volte telefonano gli amici per andare a mangiare una pizza e io invento scuse. Sai che cosa faccio? Cammino. Cammino tanto. Il biglietto dell’autobus a Torino costa ormai un euro e mezzo: con un’andata e ritorno ho già  speso più della metà  dei soldi che ho a disposizione». Per questo Angelo cammina: non per salutismo ma per indigenza.
E spera che il lavoro torni: «Sigillo le lamiere in verniciatura, alle Carrozzerie di Mirafiori. Ma da un anno si lavora pochissimo. Vedi sulla busta di maggio? Ho lavorato due giorni. Questa settimana sono andato a lavorare martedì: sveglia alle 4, lavoro alle 6 del mattino, fine del turno alle due del pomeriggio. Poi di nuovo a casa ad aspettare la prossima chiamata. Chissà  quando verrà ». Nel frattempo Angelo, come tutti i cassintegrati, non può lavorare: «Aiuto gratuitamente gli anziani del quartiere. Vado a fare una commissione, porto una ricetta in farmacia. Così almeno mi tengo in attività . Certe mattine vado al sindacato, alla Quinta Lega di Mirafiori». Ferie e vacanze? Impossibile immaginarle. «L’unico momento di svago che mi sono concesso nell’ultimo periodo è stato quello di partecipare alle feste della domenica con i No Tav in val di Susa. Lì ho trovato gente che ha capito la mia situazione: abbiamo mangiato tutti insieme, nessuno mi ha chiesto soldi. E io sono d’accordo con loro: che senso ha spendere tutti quei miliardi per una galleria quando la gente come me che un lavoro ce lo dovrebbe avere è costretta a fare la mia vita?». Com’è finita quella volta del guard rail? «Sono arrivato a casa dei miei figli. Ci ho messo quasi tre ore. Tanto, mi ero detto, non avevo niente da fare. Ma al ritorno, devo confessare, ho fatto a piedi solo il primo tratto. Poi, a Orbassano, sono salito sul 5. Ho preso l’autobus senza pagare. Non ce la facevo più».


Related Articles

Come aprire il mondo chiuso del lavoro

Loading

Ogni mese meno di 5 disoccupati su 100 trovano impiego. Serve un modello più «nordico»

L’attacco ai diritti e la crisi affondano i napoletani

Loading

1 ANNO DI POMIGLIANO. NAPOLI. «Stiamo con le pezze in fronte», racconta Dario Meninno, Rsu della Irisbus, l’azienda dell’avellinese che Fiat vorrebbe cedere alla Di Risio. Con lui una folta delegazione è arrivata da Flumeri a Pomigliano, ieri, per l’appuntamento fissato dalla Fiom a un anno dal referendum con cui venne ratificato il nuovo corso di Marchionne, quando «gli operai diedero il corpo ma non l’anima» come disse allora lo storico Marco Revelli, presente al Palazzetto dello sport con Vincenzo Bavaro (tra gli estensori del ricorso contro la Fiat), Lucia Annunziata e Giorgio Airaudo, segretario nazionale Fiom.

Il risparmio La riscossa dei Btp people in tre giorni piazzati 5,7 miliardi

Loading

Com’è andata l’asta del Tesoro Superate tutte le più rosee previsioni nel collocamento, un risultato che conferma il ritorno della fiducia Il 27,4% degli ordini riguarda titoli per un valore compreso tra i mille e i 10 mila euro    

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment