Intercettazioni, l’Anm contro il premier

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ROMA — L’Associazione nazionale magistrati ora entra in rotta di collisione anche con questo presidente del Consiglio ma il Pdl difende il premier. Il «sindacato» delle toghe infatti stigmatizza le parole di Mario Monti che, in un’intervista a Tempi, aveva parlato di «abusi» nel campo delle intercettazioni telefoniche e aveva definito «gravi» i passaggi dell’inchiesta palermitana che ha portato i pm titolari delle indagini sulla presunta trattativa tra Stato e mafia a intercettare indirettamente anche il capo dello Stato. E ieri ha parlato a lungo anche il procuratore aggiunto di Palermo, Antonino Ingroia, che ha ricordato gli «sconfinamenti della politica più che della magistratura» e in qualche modo ha criticato di nuovo la decisione del capo dello Stato di sollevare un conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta tra Quirinale e pm di Palermo: «Al di là  delle migliori intenzioni di chi lo attiva, il conflitto di attribuzione può dare luogo a polemiche, equivoci, fraintendimenti, disorientamento da parte dell’opinione pubblica perché crea un clima conflittuale tra le istituzioni stesse. E questo alle istituzioni non fa bene». L’Anm, che pure polemizza con Monti sugli «abusi» nel campo delle intercettazioni almeno in parte sposa però la linea del governo che, attraverso le parole del ministro Paola Severino, aveva invitato ad attendere con il dovuto rispetto la decisione della Corte costituzionale: «L’Anm rileva che la questione relativa alle procedure cui assoggettare le intercettazioni indirette dei colloqui del presidente della Repubblica è oggetto di un conflitto di attribuzione, in merito al quale è doveroso attendere la decisione della Corte costituzionale». E di conseguenza è inaccettabile, insiste il «sindacato» dei magistrati, parlare di abusi: «Pertanto, allo stato appare improprio ogni possibile riferimento a presunti abusi che sarebbero, comunque, oggetto di altre procedure di controllo, secondo gli strumenti previsti dalle normative vigenti». Poi, anche sui possibili interventi in materia da parte del governo e del Parlamento, i magistrati mettono le mani avanti: «L’Anm auspica che ogni eventuale riforma del regime delle intercettazioni, pur diretta a tutelare il diritto alla riservatezza dei soggetti estranei al procedimento, salvaguardi il pieno utilizzo di tale indispensabile strumento d’indagine, senza peraltro comprimere il legittimo diritto di cronaca». Da Palermo, dove è stato intervistato da Klaus Davi, il procuratore Ingroia — che è destinato a ricoprire un incarico fuori ruolo sul fronte antinarcos in Nicaragua — dice di «non condividere le opinioni del presidente del Consiglio sull’operato della procura di Palermo». Aggiungendo poi una stilettata sui rapporti tra politica e giustizia: «Più in generale non posso non osservare che questi anni sono stati teatro di reciproche accuse e invasioni di campo. Io credo però che da parte nostra, della magistratura, non ci siano mai stati sconfinamenti. Semmai ci sono stati da parte della politica. Detto questo: mi auguro che al più presto possibile si stabilisca un clima di maggiore collaborazione istituzionale». In ogni caso Ingroia, anche in termini di attualità , torna sull’inchiesta e dice di non «avere dati certi» per poter affermare che «continui la trattativa tra Stato e mafia: «La seconda Repubblica non potrà  diventare una vera democrazia fino a quando non si riuscirà  a sapere la verità  su quella stagione». E la convocazione come testimone di Silvio Berlusconi? «Non c’è motivo di temere i magistrati della Procura di Palermo». Sul fronte dei partiti, Idv e grillini fanno quadrato intorno ai magistrati, il Pd resta defilato (tranne il deputato Giorgio Merlo che invita a non abusare delle intercettazioni) mentre il Pdl difende Monti e si scatena sempre sul fronte intercettazioni (la cui riforma viene auspicata anche da Gianfranco Fini). Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato, avverte che «il Pdl non farà  sconti» su questa riforma. Mentre Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, si rivolge direttamente al ministro Paola Severino: «Quando sarà  il momento il governo rinunci alla fiducia sul ddl intercettazioni». Cicchitto si occupa del futuro del procuratore Ingroia: «Quale ruolo politico svolge Ingroia?». Al magistrato, infatti, era stato chiesto: «La vedremo mai in Parlamento o nel governo? «Il mai non può esistere trattandosi di diritti costituzionali. Quindi mai dire mai».


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