ANCHE LA SCIENZA È CONTRO L’ERGASTOLO

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Il nostro sostegno si fonda su motivazioni molto forti. Gli studi più recenti in neurologia ci hanno dimostrato che il nostro sistema di neuroni è plastico e si rinnova, perché il cervello è dotato di cellule staminali proprie in grado di generare nuove cellule. Questo dimostra scientificamente che la persona che abbiamo messo in carcere, non è la stessa vent’anni più tardi e che per ogni uomo esiste per tutta la vita la possibilità 
di cambiare, evolversi, adattarsi, rispondere a nuovi stimoli educativi.
In secondo luogo studiando il Dna, abbiamo scoperto che l’aggressività  non è per nulla scritta nei nostri geni: antropologicamente e biologicamente l’essere umano è predisposto alla fraternità  e alla solidarietà . Dunque gli atteggiamenti violenti dell’uomo non sono un bisogno primario, ma invece la riposta a cause esterne ambientali, come violenze durante l’infanzia, ingiustizie profonde o abusi subiti. Per questo quattro anni fa ho voluto creare il movimento “Science for Peace”, che desse voce
alla scienza contro ogni forma di violenza legittimata, le guerre, naturalmente, ma anche la pena di morte. E anche contro l’ergastolo che, secondo noi, è una forma di pena capitale spietata, tanto da far scrivere a Carmelo Musumeci, con cui ho un carteggio personale da molto tempo, “aiutatemi a ottenere la grazia di morire”.
Penso che la scienza, insieme agli uomini di pensiero come Sofri, forte del nuovo sapere sull’uomo e la sua natura, abbia il dovere morale di impegnarsi a favore di un’idea di giustizia che sia punizione, ma non vendetta. Per i greci Nemesi era insieme Dea della Giustizia e della Vendetta, ma questo dualismo esprimeva una concezione ancora barbara del diritto, che oggi dovrebbe essere superata anche grazie alle nuove conoscenze di cui disponiamo circa i meccanismi della mente. Penso che una giustizia moderna dovrebbe piuttosto ispirarsi alla Metà noia che Giovanni Battista predicava sulle rive del Giordano, il Ravvedimento.
Non sarà  una campagna facile e sarà , come molte di quelle che la scienza conduce in nome della civiltà , molto impopolare. Scardinare culturalmente la legge del taglione, richiede un salto mentale e un grande sforzo collettivo. Tuttavia oggi vedo uno spiraglio: le posizioni di intellettuali come quella di Sofri espresse su questo giornale si affiancano a film come quelli dei fratelli Taviani e di Matteo Garrone. E la scienza è con loro.


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