Ecco il patto per aggirare i controlli Fiorito: «Pronto a restituire i soldi»

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ROMA — Adesso si rifanno i calcoli e i consiglieri del Pdl che hanno preso soldi senza reale giustificazione potrebbero essere costretti a restituire il maltolto. La Corte dei Conti apre l’istruttoria sul «sistema» dei finanziamenti alla Regione Lazio e chiede alla Finanza di verificare tutte le spese degli ultimi due anni.

Le verifiche disposte dal procuratore Angelo Raffaele De Dominicis si concentrano su quelle delibere che hanno consentito all’ufficio di presidenza del Consiglio di effettuare variazioni di bilancio e rispondere alle richieste sempre più esose di chi faceva passare come spese «politiche» cene, feste, viaggi, macchine, case, persino il conto del supermercato. Gli accertamenti mirano a quantificare il danno erariale in modo che chi ha usato i soldi a fini personali sia costretto a risarcire quanto ottenuto illecitamente. «Non c’era alcun tipo di controllo» ha dichiarato Franco Fiorito durante l’interrogatorio di due giorni fa. E la conferma è nelle procedure seguite per ottenere le elargizioni. Un patto scellerato che ha consentito «uscite» per oltre 18 milioni di euro in appena 24 mesi. E che, accusa lo stesso ex capogruppo, «aveva come garante il presidente Mario Abbruzzese che ogni anno autorizzava con una delibera l’erogazione dei fondi per il funzionamento dei Gruppi, consentendo poi al segretario generale Nazzareno Cecinelli di dare il via alla ripartizione». Fiorito adesso assicura di voler dare il buon esempio e ieri sera ha annunciato di essere pronto a restituire «tutte le somme che mi si contesta di aver trasferito illecitamente sui miei conti personali, visto che io ho sempre agito in buona fede». Aggiunge il suo avvocato Carlo Taormina: «Faremo i conti e poi li sottoporremo alla Procura per l’avallo finale alla restituzione». Si parla di 400 mila euro: una mossa che mira anche a evitare conseguenze penali più gravi di un avviso di garanzia.
Il biglietto «chiedo e ricevo»
Nelle due casse di documenti consegnate ai magistrati — il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il sostituto Alberto Pioletti — ci sono anche foglietti con una semplice dichiarazione dei consiglieri che chiedevano soldi senza poter presentare alcuna pezza d’appoggio. «In quel caso — ha ammesso Fiorito — firmavano una sorta di autocertificazione “richiedo e ricevo” che mi sollevava dalla responsabilità ». Tra i consiglieri che avrebbero usufruito almeno una volta di questo metodo c’è Stefano Galetto che in un’occasione avrebbe ottenuto 17.500 euro senza specificare in che modo dovesse utilizzarli. Non era l’unico. Secondo Fiorito molti altri consiglieri avrebbero omesso la presentazione dei documenti. Un metodo, ha accusato a verbale, che sarebbe stato seguito anche nella precedente legislatura «quando questo compito era affidato ad Alfredo Pallone, attuale eurodeputato, che aveva l’incarico di capogruppo durante la giunta guidata da Piero Marrazzo».
Gli omessi controlli
Fiorito deve giustificare uscite dal conto Pdl ai propri depositi personali che superano il milione di euro. Per questo è accusato di peculato. Ma adesso bisognerà  capire che fine hanno fatto gli altri cinque milioni assegnati al Pdl. E soprattutto verificare come è possibile che nessuno abbia mai denunciato quanto accadeva alla Pisana. In realtà  era ben noto a tutti quale fosse il «sistema» ma nessuno se ne è mai lamentato, perché tutti ne usufruivano secondo una procedura che, soltanto adesso si capisce perché, aveva messo d’accordo tutti i partiti.
In questi due anni è capitato non di rado che per raggiungere la cifra richiesta dai gruppi Abbruzzese effettuasse delle «variazioni» spostando soldi da altri capitoli di spesa. O addirittura, come accadde nel 2011, facendo lievitare l’assegnazione totale fino a 13 milioni — con un aumento di ben undici milioni rispetto al 2010 — senza neppure firmare una delibera che specificasse i motivi di questi contributi aggiuntivi. C’era il timore che qualcuno, alla fine dell’anno, potesse presentare contestazioni formali. E invece al momento di votare il bilancio tutti diedero la propria approvazione.
Cesti pasquali e libri di storia
Del resto faceva comodo a tutti poter soddisfare le proprie passioni con i soldi pubblici. E la dimostrazione è proprio nell’elenco delle fatture e ricevute inserite nelle sedici schede sui consiglieri Pdl che Fiorito ha consegnato ai magistrati. Richieste di rimborsi per libri antichi, materiale tecnologico, persino i regali per Natale e Pasqua veniva pagati con fondi regionali. E proprio su questo si concentrano ora le verifiche dei pubblici ministeri e dei giudici contabili.
Evidentemente appassionato di storia, Antonio Cicchetti ha acquistato migliaia di libri dello storico reatino Andrea Di Nicola e ha speso 2.900 euro per i «Manoscritti della Biblioteca apostolica vaticana», oltre a 9.000 euro per 1.500 copie del volume «Le città  sanitarie». E poi 220 euro per farsi ospitare in una tv locale e 1.500 euro per sostenere la campagna elettorale di un sindaco del reatino. Molto meno culturale la scelta di Annalisa D’Aguanno: 13.000 euro per i cesti da regalare in occasione della Pasqua. E se Lillia D’Ottavi usò i fondi del gruppo per comprare l’Ipad, Romolo Del Balzo decise di utilizzare 900 euro per ricomprare il cellulare che aveva smarrito. C’è addirittura chi metteva in nota la ricarica telefonica: poche decine di euro che certamente avrebbe potuto saldare con il proprio stipendio anziché attingere ai fondi. Ma tanto nessuno controllava, nessuno chiedeva conto di quelle «uscite». E per due anni nei palazzi della Regione Lazio nessuno poteva immaginare che un giorno la festa sarebbe finita. O forse non lo immagina neppure adesso.
Fiorenza Sarzanini


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