Grillo cerca il liquid feedbak a Parma

Loading

PARMA. Il comico provoca: «Sull’euro voglio un referendum». E il leghista Maroni: «Ci ruba le idee» Piazzale della Pace che non trabocca certo di folla – circa duemila persone – fa notizia. Invece Beppe Grillo che chiama «carogne» i giornali e i giornalisti italiani, ma prima del suo comizio si fa intervistare da una televisione danese, non è una novità  ma una costante della sua strategia comunicativa. Più che mai sopra le righe. L’effetto diretto della linea dettata nel suo ultimo «post», inviato alla vigilia di questo suo ritorno a Parma: «I movimenti – si legge – sono a senso unico, non possono perdersi per strada. Per questo non si possono compromettere. Per questo il Movimento 5 Stelle deve rimanere movimento, deve essere sempre in divenire, non deve fermarsi mai. Per questo, quale che sarà  il risultato elettorale del 2013, non dovrà  ripensarsi come forza di opposizione o di maggioranza. Non è questa la sua natura, non è questo il suo bersaglio». Insomma una realtà  fuori dal «sistema». Ma come conciliare questa natura con la quotidiana amministrazione delle città  nelle quali il M5S ha la responsabilità  del governo? Il caso di Parma e la stessa odierna manifestazione contro l’inceneritore di Ugozzolo, quasi ultimato in gran fretta durante l’estate dalla multiutility Iren, sono la riprova di una contraddizione. Di fronte alla quale Beppe Grillo risponde così: «I sostenitori del M5S non vogliono cambiare la classe politica, ma vogliono fare una rivoluzione di civiltà , di cultura e di pensiero». Senza una organizzazione tradizionale, puntando sul « liquid feedback » del partito pirata tedesco per la consultazione democratico-telematica. Così dice il leader. Con l’ok dei fedeli del movimento. Anche se i critici interni non mancano. Sotto il palco di piazzale della Pace, ci sono anche il consigliere regionale dissidente Giovanni Favia e l’espulso eccellente Valentino Tavolazzi. Sono quelli che volevano aprire una discussione sul tema di una maggiore organizzazione del movimento. Dei due, Favia coglie uno dei principali motivi del successo del sindaco Pizzarotti alle elezioni comunali di giugno: «Io sono qui da cittadino, per sostenere una battaglia giusta e importante». Quella contro l’inceneritore. Quanto alle polemiche interne, Favia prova a glissare: «Gli attivisti del territorio mi hanno accolto abbracciandomi, spero di recuperare la fiducia di Grillo». Più esplicito Valentino Tavolazzi: «Io qui sono in famiglia, offro il mio contributo alla manifestazione del Movimento 5 Stelle, di cui notoriamente faccio parte». Dopo la frecciata, la precisazione: «La frattura non l’abbiamo voluta noi, e intendo Ferrara, Cento, Giovanni Favia, insomma tutti coloro che oggi hanno problemi. La frattura l’ha creata Roberto Casaleggio (consulente ombra di Grillo, ndr ) , perché quando tu espelli qualcuno, e fai gli interventi a gamba tesa contro consiglieri eletti, al di fuori del confronto democratico, è ovvio che produci una spaccatura. E non vedo ricomposizioni all’orizzonte». Intanto Beppe Grillo denuncia, denuncia, denuncia. E trova terreno fertile. Si va dagli editori che pagano i giornalisti otto euro ad articolo, fino alla Fiat: «Sapeva fare macchine, avevano dei progettisti bravissimi, venti anni fa al centro ricerche di Orbassano avevano già  realizzato l’auto elettrica. Poi, basta, tutto finito, si sono dati alla finanza e agli hedge funds». E sull’euro «voglio un referendum», dice provocando la reazione della Lega («Copia le nostre idee», ribatte Maroni). Infine l’argomento del giorno: «L’inceneritore è un sistema che sta crollando, e proprio grazie al movimento che è entrato in Comune stanno uscendo delle verità  vergognose su queste multiutility come l’Iren». A partire dai costi dell’impianto – 192 milioni di euro – fino alle ultime direttive europee che ormai abbracciano recupero, riciclaggio e trasformazione delle materie prime seconde. Ma appena sette giorni fa, in un faccia a faccia tra il sindaco Pizzarotti e il collega reggiano Graziano Delrio, quest’ultimo aveva voluto ricordare: «Certo, l’incenerimento dei rifiuti è una pratica ormai obsoleta, e gli otto forni presenti in Regione sono sottoutilizzati e di gran lunga superiori alle reali necessità  regionali. Ma Ugozzolo è stato voluto da Comune e Provincia di Parma, con altri enti locali. Se cambiano idea devono indennizzare l’azienda costruttrice per quello che gli avevano chiesto di fare e che non vogliono più». E a Parma i rassegnati sono in aumento.


Related Articles

Siamo tutti populisti

Loading

C’È UN fantasma che si aggira in Europa e in Italia. Inquietante e opprimente. Il populismo

Così Gianpi tesseva la rete per ottenere dal premier le consulenze Finmeccanica

Loading

Le rivelazioni nel secondo interrogatorio.  Tarantini torna sulle donne portate da Bari a casa del premier per i festini sexy. Il faccendiere spuntò contratti da imprenditori che cercavano di “accreditarsi” 

Monti incontra Napolitano Obama: gestirete bene la crisi

Loading

Spinta verso il governo. Il Colle al Professore: resti a Roma

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment