I nuovi scontri a Belfast

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A Belfast, in Irlanda del Nord, dalla notte di domenica 2 settembre la polizia sta cercando di fermare i violenti scontri tra protestanti e cattolici che sono stati causati da una controversia sul diritto delle due comunità  a sfilare in una determinata zona della città , tra Donegal Street e la chiesa cattolica di St. Patrick.

Domenica, in quasi dieci ore di rivolta, 47 poliziotti sono stati feriti da lanci di pietre, mattoni e bombe molotov: stavano tentando di separare un corteo di repubblicani (cattolici) che era stato attaccato da un gruppo di militanti unionisti (protestanti). Ieri notte, quando per le strade di Belfast sono ricominciati gli scontri e alcune automobili sono state incendiate, la PSNI (Police Service of Northern Ireland) è intervenuta nuovamente usando cannoni ad acqua e sparando proiettili di gomma per disperdere la folla: nove agenti sono stati feriti e tre sono stati portati in ospedale, ma non sono in gravi condizioni.

Gli scontri di questi ultimi giorni sono iniziati durante una marcia di cattolici in una zona dove di recente era stato proibito ai protestanti di sfilare. Il 25 agosto, nel giorno della Black Saturday Parade – la parata annuale organizzata dalla confraternita protestante Royal Black Institution – la banda lealista degli Young Conway Volunteers aveva ignorato il percorso stabilito decidendo provocatoriamente di transitare da Donegal Street e di fronte alla chiesa cattolica di St. Patrick, dove ad aspettarla c’era un gruppo di nazionalisti. Sono iniziati gli scontri ed è intervenuta la polizia: 7 agenti sono feriti e tre persone sono state fermate.

(La stretta di mano tra l’ex comandante dell’IRA e Elisabetta II)

Decidere di passare di fronte alla chiesa di St. Patrick era stato un chiaro affronto contro i repubblicani: il 12 luglio, the glorious Twelfth, come lo chiamano i protestanti, è il giorno in cui nel 1690 il re protestante Guglielmo III d’Orange sconfisse il re cattolico Giacomo II nella battaglia del fiume Boyne, sancendo il predomino dei coloni scozzesi e inglesi protestanti sugli irlandesi cattolici. Nella parata di quel giorno i lealisti erano passati davanti a quella stessa chiesa intonando una canzone anti-cattolica: c’erano stati violenti scontri, 26 persone erano state arrestate e molte altre erano rimaste ferite. Dopo questo episodio, la Parades Commission, ente che stabilisce le regole e i divieti delle parate in Irlanda del Nord, aveva deciso che la manifestazione del 25 agosto non doveva transitare per Donegal Street.

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Quella di giugno e luglio in Irlanda del Nord è conosciuta come la “stagione delle parate”, perché è il periodo in cui si susseguono decine di manifestazioni in tutto il paese. Ed è anche la stagione in cui si verificano i maggiori e i più violenti scontri tra protestanti e cattolici. Il conflitto nell’Irlanda del Nord ha radici molto profonde e ha sempre avuto in Belfast il suo epicentro.

La guerra che travolse il paese dalla fine degli anni Sessanta contrapponeva i protestanti sostenitori dell’appartenenza al Regno Unito (gli unionisti o lealisti) ai cattolici repubblicani (tra cui l’organizzazione terroristica dell’IRA) che invece spingevano per una riunificazione dell’Irlanda (gli indipendentisti). Le forze paramilitari lealiste, spesso con la complicità  dell’esercito inglese, attaccavano in modo sistematico non solo i membri dell’IRA (Irish Republican Army), ma anche semplici cittadini colpevoli solo di essere cattolici o repubblicani.

(La storia di Bobby Sands)

In particolare, a metà  anni Settanta, divenne noto il gruppo degli “Shankill Butchers” (i Macellai di Shankill) che, sotto la guida di Lenny Murphy (in seguito ucciso dall’IRA), rapiva e uccideva cittadini cattolici tagliando loro la gola dopo averli orribilmente torturati e mutilati. Alla violenza religiosa degli estremisti protestanti rispondevano gli attentati dell’IRA, che in quegli anni ingaggiavano quasi tutti i giorni scontri a fuoco con l’esercito britannico nelle strade di Belfast e Derry.


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