La7, Mediobanca scarta Mediaset

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ROMA — Colpo di scena nella cessione di La7. Mediobanca, l’advisor di Telecom Italia Media per la vendita della società  televisiva, ha negato i “dati sensibili” a Mediaset perché l’eventuale acquisizione avrebbe fatto sorgere problemi di concentrazione sui mercati della raccolta pubblicitaria. Ma il gruppo di Berlusconi potrebbe comunque fare un’offerta.
Nella vicenda Mediaset-La7 si registra un primo colpo di scena. Mediobanca, advisor di Telecom Italia Media per la vendita della società  televisiva, non ha inviato il cosiddetto “information memorandum” alla società  di Silvio Berlusconi che ne aveva fatto richiesta. Gli uomini di piazzetta Cuccia hanno ritenuto che un eventuale acquisizione di La7 e di Mtv da parte di Mediaset avrebbe fatto sorgere problemi di concentrazione sui mercati della raccolta pubblicitaria e della capacità  trasmissiva, e dunque l’offerta sarebbe sicuramente incappata nelle maglie dell’Autorità  Antitrust. Inoltre, essendo Mediaset un concorrente diretto del polo tv che fa capo a Ti Media, gli advisor non hanno ritenuto opportuno fornire informazioni sensibili e riservate sul gruppo televisivo che fa capo a Telecom Italia.
E così, delle 15 manifestazioni di interesse iniziali, solo sette hanno avuto seguito con l’invio della documentazione preparata da Gianni Stella, l’amministratore delegato di Ti Media. Sono state scartate da questa fase anche le richieste di Ei Towers, la società  delle antenne che fa capo a Mediaset (interessata ai tre multiplex per la trasmissione in digitale di proprietà  di Ti Media), e di Lt Media. Al contrario Cairo Communications, il gruppo di Urbano Cairo titolare del contratto di concessione pubblicitaria de La7, dovrebbe ricevere a breve tutta la documentazione.
Lunedì 24 settembre scadrà  il termine per la presentazione delle offerte non vincolanti e in teoria nessuno impedisce a Mediaset di fare questo passo se lo ritenesse opportuno. La società  del Biscione, contattata al riguardo, non ha voluto scoprire le carte e neanche commentare il ricevimento o meno della documentazione da parte di Mediobanca. L’idea che si sono fatti in Telecom è che la notizia dell’interessamento di Mediaset per La7 sia stata fatta filtrare ad arte per creare confusione e rallentare un processo di vendita che potrebbe portare entro la fine dell’anno un nuovo proprietario in quello che da sempre ambisce a diventare il terzo polo televisivo.
Oggi tra l’altro riapre piazza Affari e si vedrà  quali saranno le reazioni dei titoli (sia Ti Media sia Mediaset sono quotate) alla bagarre scatenatasi nel week-end in seguito alle indiscrezioni non smentite dalle società  di Berlusconi. Se i movimenti dei prezzi fossero significativi, la Consob potrebbe chiedere alle rispettive società  di chiarire la loro posizione riguardo le notizie filtrate sulla stampa.
Tuttavia il fuoco di fila politico e istituzionale che si è sollevato sull’eventualità  di una discesa in campo di Mediaset nella partita per la vendita de La7 potrebbe scoraggiare Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi dal proseguire. Obiettivo dei vertici del Biscione resta quello di evitare che un grosso gruppo straniero, dotato di mezzi finanziari, decida di entrare nel mercato della tv generalista italiana e per questa via vada a sottrarle pubblicità  e quote di mercato. Si sa infatti che in corsa ci sono il gruppo americano Liberty Media, quello tedesco Rtl, Discovery Channel più una serie di fondi specializzati negli investimenti infrastrutturali. Il boccone preparato da Bernabè e Stella, però, non è così facile da digerire. E’ vero che con l’arrivo di Enrico Mentana alle news l’audience della tv si è alzata e la raccolta pubblicitaria ne ha beneficiato. Ma gli investimenti per rinforzare il palinsesto hanno appesantito non poco la struttura finanziaria del gruppo. Nel primo semestre del 2012 la perdita in termini di margine operativo lordo è arrivata a 35 milioni con un indebitamento che è salito fino a 200 milioni. Dunque chi deciderà  di fare un’offerta per Ti Media dovrà  fare bene i suoi calcoli per non trovarsi a gestire un gruppo strutturalmente in perdita.
Nella sua storia, iniziata a metà  degli anni ‘80 con il brand Telemontecarlo, che l’ha vista passare prima sotto la gestione Montedison di Raul Gardini, poi nelle mani di Vittorio Cecchi Gori, finire ancora sotto le insegne della Seat di Lorenzo Pelliccioli e Roberto Colaninno, quindi nel freezer per volontà  di Marco Tronchetti Provera e infine tentare il rilancio con Bernabè, La7 non ha mai fatto una lira o un euro di utile. Ma la sua uscita dal mercato andrebbe in ogni caso a beneficio dei diretti concorrenti e in particolare di Mediaset che soffre la presenza di quel piccolo 3,5% di share. E soprattutto teme i programmi d’opinione destinati a un pubblico che può diventare determinante anche in vista delle prossime elezioni.


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