Una vera famiglia, madre di tutte le scelte

Loading

Diventare madre è stata la cosa più radicale che io abbia fatto nella vita». Sono le parole di Debra Chasnoff, donna forte, positiva e dal sorriso aperto, attivista e regista americana, lesbica dichiarata, premio Oscar nel ’91. In più di trent’anni, attraverso i suoi documentari, ha segnato la storia del movimento. Una pioniera nel trattare con la telecamera temi quali l’omogenitorialità  in tempi in cui era ancora un tabù e protagonista di una piccola rivoluzione sensibilizzando nel ’96 gli insegnanti di molte scuole elementari a trattare con i bambini il tema dell’orientamento sessuale, per scardinare stereotipi e pregiudizi. Una personalità  decisa e ottimista, ospite nei giorni scorsi a Bologna del festival internazionale di cinema lesbico Some prefer cake. «Avevo fatto coming out da circa sei anni quando ho realizzato il primo film, mi resi conto che il documentario poteva giocare un ruolo critico anche per i movimenti sociali» dice -. Il mio esordio Choosing children risale al 1984, un periodo delicato per il movimento per i diritti civili di lesbiche e gay. In quegli anni era considerato impossibile diventare madri, ma le lesbiche sono prima di tutto donne e se lo desiderano devono avere la possibilità  di farlo. Il film sfidava tutto questo, mostrava che potevamo avere diritti riproduttivi e di scelta come tutte». Da dentro al movimento Chasnoff ne ha registrato i progressi e le conquiste: «Negli ultimi anni è cambiato molto – continua -, ora non è più inusuale pensare di avere bambini. Quando abbiamo girato il film negli Usa non c’erano leggi che proteggessero dalle discriminazioni sul lavoro, mentre adesso abbiamo fatto molti passi avanti e ci troviamo nel bel mezzo di una battaglia per le unioni civili. Inoltre oggi la maggior parte della gente sostiene l’idea che gay e lesbiche possano sposarsi, a quei tempi non era nemmeno una fantasia». In questa direzione si è verificata un’importante inversione di tendenza: «Trent’anni fa – ammette – nessuna di noi parlava di matrimonio, in molte eravamo contro perché rappresentava un retaggio del patriarcato. Non bisogna dimenticare che il movimento lesbico nasce dal femminismo e in quella fase rifiutavamo tutto. Poi è cambiato il modo di concepire il diritto al matrimonio, è diventato fondamentale per aver riconosciuti gli stessi diritti civili degli altri. Anch’io ero molto scettica, lo reputavo più un atto politico che una decisione da prendere per ragioni romantiche». Il suo stato, la California, è fra i più liberali degli Usa. «In One wedding and a Revolution – spiega – ho documentato la decisione, presa nel 2004 dal sindaco di San Francisco Gavin Newsom, di garantire le licenze di matrimonio alle coppie dello stesso sesso. Migliaia di persone si sposarono in pochi giorni, ma presto questa conquista fu portata in tribunale e annullata. Quattro anni dopo, nel 2008, questo diritto è tornato legale per alcuni mesi. È stato allora che Nancy è diventata mia moglie, per poi essere ancora una volta illegale. Presto si discuterà  delle unioni civili alla corte suprema degli Usa, siamo in attesa di sapere cosa accadrà , se il nostro matrimonio sarà  valido o meno. Non riesco a pensare a un altro gruppo che abbia avuto nella storia una vicenda altalenante come la nostra, è crudele e scorretto, ma fa parte di un processo di cambiamento in atto. Oggi quattro stati americani hanno legalizzato il matrimonio, segno che poco a poco le cose stanno cambiando». E aggiunge: «Essere gay o lesbica significa avere, come gli eterosessuali, desideri sessuali e romantici, ma verso il proprio stesso genere. Molti di noi vogliono una famiglia, avere figli. A pochi mesi dal nostro matrimonio io e Nancy ci sentivamo diverse, ero sorpresa, all’improvviso sembrava che ci appartenessimo. Eravamo parte della nostra cultura come mai ci eravamo sentite. È stato un sentimento forte di riconoscimento da parte delle famiglie, dello stato e della comunità . Oltre a conquistare una serie di diritti civili e legali importanti. Per i nostri figli è stato come sentire che eravamo una vera famiglia». In questo lungo e complicato percorso ad ostacoli l’attuale presidente americano, secondo la regista, ha esercitato un ruolo positivo per il movimento. Chasnoff non nasconde come Obama abbia più volte dimostrato di sostenere la loro causa e come questo sia importante. «È il primo presidente a farlo – sottolinea -. Ora, per la prima volta nelle storia, la questione è entrata a far parte della piattaforma del Partito democratico. Obama ha cambiato la legge che considerava illegale per gay e lesbiche entrare nell’esercito, ora anche noi possiamo andare in guerra», afferma ridendo, mettendo in discussione il sistema militare, non certo il risultato. «Il presidente si è pronunciato sulle unioni civili e contro le discriminazioni in molti dipartimenti federali – prosegue -. Inoltre ha nominato nella sua amministrazione diversi omosessuali dichiarati. Ha fatto molto bene per quanto un presidente abbia il potere di fare, è chiaro che si può migliorare, ma il mio giudizio su di lui è molto positivo». In passato anche la figlia di Dick Cheney, vicepresidente ultraconservatore dell’amministrazione Bush, lesbica dichiarata, ha aiutato il movimento. «Il suo orientamento sessuale era di dominio pubblico ed è diventata madre – ricorda Chasnoff -. Suo padre veniva spesso incalzato su questo e rispondeva di sentirsi come qualunque altro nonno, felice di avere un nipote. Era interessante che un uomo del Partito repubblicano dicesse questo pubblicamente».
La vita e i documentari di Debra Chasnoff spesso sono confluiti l’uno nell’altro. Lei non conosce bene l’Italia, ma dalla reazione della platea al suo lavoro sull’omogenitorialità  ha capito parecchie cose, anche se ci tiene a non generalizzare: «Sono rimasta molto sorpresa, dopo la proiezione di Choosing children, nello scoprire che solo una piccola parte del pubblico pensa che sia possibile scegliere di avere figli. Considero il vostro un paese culturalmente e socialmente sofisticato, rispetto ad esempio a molte aree degli Usa, ma allo stesso tempo è evidente che vive ancora una forte repressione. Come se questa decisione non fosse possibile a causa della presenza del Vaticano, del papa e della religione cattolica. Mi ha scioccato che in una tale cultura la chiesa abbia ancora così tanto potere sul senso delle possibilità  che ha la gente. Mi è difficile da capire. L’Italia mi è sembrata molto diversa da altri paesi europei come Spagna e Francia, ma sono sicura che le cose cambieranno anche da voi».
È per il figlio che ha realizzato nel 1996 il documentario It’s elementary, pietra miliare nella produzione lgbt e ripreso dieci anni dopo per andare a vedere l’impatto prodotto sui bambini di allora nella percezione dell’omosessualità . «Ho cominciato a lavorarci quando Noah ha iniziato le elementari, ho pensato fosse sbagliato che fosse inserito in un sistema scolastico che non spendeva mai una parola sul tipo di famiglia da cui proveniva. Credevo che a scuola non sarebbe stato al sicuro. L’omofobia e il bullismo sono gravi problemi, c’è molta ostilità  verso gli omosessuali, ma i bambini non pensano in questo modo, piuttosto viene loro insegnato. Il movimento deve lottare contro questo e il modo più efficace per raggiungere le nuove generazioni è la scuola. Dicono che potremmo essere pericolosi per i bambini: dobbiamo sfidare questa idea e il luogo più adatto per farlo è la scuola». Chasnoff non nasconde che le battagie da fare siano ancora tante. Noto comunque che oggi i giovani vivono la sessualità  in maniera più fluida e sono più a loro agio nel dichiararsi omosessuali, anche perché possono contare sull’appoggio delle famiglie». Il prossimo lavoro di Debra Chasnof f sarà  sul tema della povertà  e dell’istruzione.

********
ISTRUZIONE E RIVOLUZIONE
 Debra Chasnoff è una documentarista americana, premio Oscar nel 1991 con il film «Deadly Deception – General Electric, Nuclear Weapons and our Environment», al centro, nei giorni scorsi a Bologna, di una retrospettiva al festival di cinema lesbico «Some Prefer Cake». Attivista nel movimento lesbico ha indagato i temi della omogenitorialità  con il documentario «Choosing Children» (1984). Il suo pluripremiato «It’s elementary – Talking about gay issues in school», realizzato nel ’96, è ancora oggi usato nelle scuole come strumento per combattere i pregiudizi ed affrontare il tema delle differenze. Fra i suoi lavori più noti «One Wedding and a Revolution» del 2004 in cui ha documentato il matrimonio fra due donne, compagne da oltre cinquant’anni, pioniere del movimento lesbico. Nel 2007 con «It’s STILL Elementary» è tornata ad occuparsi di educazione e scuola, andando a trovare, a più di dieci anni di distanza, quei bambini, ormai ragazzi, per capire cosa ne è stato di quell’esperienza e come abbia influito sul loro modo di pensare. È fondatrice dell’organizzazione GroundSpark che si occupa di media e istruzione e della casa di produzione Respect for all Project.


Related Articles

Oggi la risposta femminista al «Medioevo» in scena a Verona

Loading

World Congress of Families . Il ghota globale dell’oscurantismo si scatena al chiuso. Giornalisti confinati in gabbia. Al via il conclave funebre, tra chi dice che l’«aborto è un delitto» e le donne che lo praticano «cannibali»

La giostra delle cattedre, 2,5 milioni studenti hanno cambiato prof

Loading

Il caos della mobilità penalizza la didattica. Al Nord mancano gli insegnanti e le classi sono più affollate

Nel gioco del cerino tra Salvini e Di Maio incombe il regionalismo differenziato

Loading

Il leghista oggi non sarà al vertice sul regionalismo differenziato, né al consiglio dei ministri: “Ho altri impegni” dice. Conte alla ricerca dell’ultima mediazione. Al centro del conflitto c’è la scuola

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment