Vignette anti-Islam, Parigi blindata paura per il venerdì di preghiera

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PARIGI – I Paesi occidentali aspettano con apprensione la giornata di oggi, con il rischio di nuove manifestazioni violente nel mondo musulmano. Ambasciate e scuole francesi sono chiuse in una ventina di paesi, la Germania ha preferito sprangare le sue rappresentanze diplomatiche, la stessa cosa hanno fatto gli Stati Uniti in Indonesia. Il regista Ridley Scott sposta le riprese del suo film dalla Tunisia al Marocco. La tensione è testimoniata anche dalla decisione di Tunisi di vietare per oggi qualsiasi manifestazione per evitare disordini. Già  ieri ci sono state dimostrazioni in Pakistan, dove sono rimaste ferite 11 persone, a Kabul e davanti all’ambasciata francese di Teheran. Poca roba, tuttavia, rispetto ai giorni scorsi.
Nel mirino adesso c’è soprattutto la Francia. Ieri sera, i Fratelli musulmani hanno chiesto alle autorità  transalpine di condannare Charlie Hebdo come è stato condannato Closer per le foto della duchessa di Windsor in topless. Ma il partito di Mohamed Morsi si chiede anche se non ci sia una strategia deliberata di provocazioni per mettere in difficoltà  i governi nati dalla primavera araba. Al contempo, ha invitato alla calma per evitare proprio l’amalgama fra islam e terrorismo.
La sede di Charlie Hebdo continua a essere protetta dalla polizia, ma le vignette sono diventate materiale scottante: il settimanale Le Point, che ne aveva pubblicata una sul suo account Facebook, è stato cacciato dal social network per 72 ore per aver messo online «un contenuto non conforme alle regole in vigore sul sito». Il mensile satirico tedesco Titanic ha fatto sapere che non pubblicherà  i disegni dei colleghi francesi, anche se ci sarà  una vignetta che potrebbe suscitare polemiche: Bettina Wulff, moglie dell’ex presidente, rappresentata fra le braccia di un uomo con turbante e spada.
La vigilanza resta alta anche a Washington, con il dipartimento di Stato che ha ripetuto l’invito a non recarsi in Pakistan. Ieri la Libia si è scusata per l’uccisione dell’ambasciatore Christopher Stevens e Hillary Clinton ha annunciato il lancio di un’inchiesta sull’attentato di Bengasi, che la Casa Bianca ha definito ieri, per la prima volta, «un attacco terroristico». La Clinton ha però smentito che Stevens fosse stato minacciato da Al Qaeda: «Non ho nessuna informazione in questo senso e nessuna ragione per pensare che ci sia una base reale». Poco prima, la Cnn aveva citato fonti vicine all’ambasciatore scomparso, secondo le quali Stevens era preoccupato per le minacce di morte ricevute. Ma gli americani sono convinti che la sua uccisione sia stata pianificata e l’inchiesta dovrà  accertarlo.


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