Berlino ricorda l’altro Olocausto
BERLINO — Un luogo per non dimenticare, a pochi passi dal Parlamento, significativamente vicino tanto alla città della politica quanto a quella dei turisti che fanno la fila ogni giorno per visitare la cupola del Reichstag. Il memoriale per gli oltre 500 mila sinti e rom sterminati durante il nazismo è stato inaugurato ieri a Berlino, venti anni dopo la decisione di realizzarlo presa dal governo tedesco. «Questo monumento ci ricorda un popolo troppo a lungo trascurato e l’omaggio alle vittime porta con sé anche una promessa, quella di proteggere una minoranza, che è un dovere per oggi e per domani», ha detto Angela Merkel, intervenuta alla cerimonia insieme al presidente federale Joachim Gauck.
Il monumento, creato dall’artista israeliano Dani Karavan, è costituito da una vasca circolare dal fondo nero, con al centro una pietra, sui cui verrà deposto ogni giorno un fiore. È costato 2,8 milioni di euro e si trova nella stessa zona della capitale tedesca dove è stato costruito il mausoleo dell’Olocausto, come per rendere a tutti evidente che i rom hanno condiviso con gli ebrei lo stesso terribile destino prodotto dalla follia hitleriana.
La Germania Federale riconobbe ufficialmente il genocidio dei nomadi con il cancelliere Helmut Schmidt nel 1982. Quindici anni dopo fu il presidente Roman Herzog a sottolineare l’analoga volontà di sterminio che avevano armato la mano dei nazisti contro gli ebrei e contro gli zingari. «La stessa organizzazione, la stessa burocrazia con cui furono eliminati sei milioni di persone nell’Olocausto», ha detto il presidente del Consiglio centrale dei sinti e dei rom, Romani Rose.
Ma ad ispirare la realizzazione di questa opera c’è anche il desiderio di guardare al futuro perché, come ha osservato la cancelliera, «i rom soffrono ancora oggi di discriminazioni, si devono battere per i loro diritti, ed è un dovere della Germania e dell’Europa sostenerli». Attualmente, vivono in Europa 11 milioni di rom, di cui 7 milioni nei Paesi dell’Ue, principalmente in Romania, Bulgaria, Ungheria e Slovacchia. È la minoranza etnica più grande e più povera, «ancora oggetto purtroppo di attacchi e limitazioni della libertà », come ha denunciato Rose.
Sono 70.000 a vivere in Germania. «La cultura della memoria è sempre molto importante, perciò dobbiamo avere — ha detto ancora Angela Merkel — luoghi adeguati nei quali sia possibile ricordare, in cui la gente potrà recarsi anche in futuro, quando non esisteranno più testimoni». Uno di questi, l’olandese Zoni Weisz 75 anni, la cui famiglia è stata distrutta dai nazisti, era al fianco della cancelliera ieri mattina. Nel suo discorso, Weisz ha chiesto ai Paesi europei di fare di più per l’integrazione dei rom. «Il mondo non ha imparato niente dal nostro sterminio, altrimenti ci tratterebbe in modo diverso», sono state le sue parole più amare.
Paolo Lepri
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