Cooperazione, i numeri del declino nonostante gli annunci

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ROMA – La cooperazione italiana è cronicamente in calo. Nonostante il governo Monti abbia dato un segnale forte di rilancio nominando Andrea Riccardi ministro senza portafoglio per la Cooperazione internazionale nel novembre del 2011, ad oggi le cause strutturali del declino del settore – scarso investimento finanziario e inadeguatezza normativa – non sono state affrontate. Il risultato? Alla fine della legislatura l’Italia si classificherà  agli ultimi posti dei donatori, con solo lo 0,12% del Pil dedicato alla lotta alla povertà . Intanto a Milano è iniziato il Forum della cooperazione (1-2 ottobre) tra annunci di nuovi impegni. 

Ecco tutti i dati che fotografano lo stato di difficoltà  della cooperazione italiana.
L’aiuto pubblico allo sviluppo: taglio del 78%. In Italia l’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) ammonta a 2,3 miliardi nel 2010. L’Aps – ovvero la totalità  dei fondi statali destinati alla cooperazione internazionale, ripartiti tra i ministeri degli Affari esteri, dell’Economia, dell’Ambiente e dell’Interno – pesa sul bilancio dello Stato lo 0,28%. Nel triennio 2008-2011 gli stanziamenti del ministero degli Affari esteri hanno registrato complessivamente un taglio del 78%. Sono passati da 732 milioni di euro nel 2008 a 326 nel 2010, per poi ridursi nel 2011 a 172 milioni (gennaio) e 158 (giugno), fino agli 86 milioni per il 2012 (dati Actionaid).

Rapporto Aps/Pil: Italia fanalino di coda in Europa. Nel 2008, il rapporto dell’Italia tra Aiuto pubblico allo sviluppo e Pil risultava pari allo 0,22%, a fronte di una media europea dello 0,43% e di una media G7 dello 0,26%. Gli aiuti italiani si sono contratti nel 2009 arrivando allo 0,16 e allo 0,15 nel 2010. Alla fine della XVI legislatura l’Italia si dovrebbe collocare tra le ultime posizioni nella classifica dei Paesi donatori, destinando alla lotta alla povertà  nel mondo e alla cooperazione allo sviluppo lo 0,12% della propria ricchezza, portandoci al ventesimo posto della classifica dell’Europa a 27: la nostra performance sarà  peggiore di quella di alcuni dei paesi della cosiddetta “Nuova Europa” come la Repubblica Ceca, l’Estonia,la Lituania, La Slovenia, Cipro e Malta. (dati Actionaid)

Cala l’aiuto pubblico allo sviluppo nel mondo. I dati provvisori dell’Ocse/Dac (Comitato per l’aiuto allo sviluppo) per il 2011 restituiscono una fotografia globale allarmante con un calo degli aiuti del 2,7% a livello globale rispetto al 2010. In particolare, l’aiuto pubblico allo sviluppo è stato di 133,5 miliardi di dollari, pari allo 0,31% del Pil dei membri Dac. Le riduzioni più consistenti sono state registrate nei Paesi europei maggiormente colpiti dalla crisi, come la Grecia (-39,3%) e la Spagna (-32,7), seguiti dall’Austria (-14%), dal Belgio (-13%) e dal Giappone (-10%). A fronte di queste contrazioni lo stesso Dac sottolinea gli sforzi di coloro che invece hanno registrato un incremento, come l’Italia (+33%), la Svizzera (+13%),la Svezia (+10%) e la Nuova Zelanda (+10%). L’Italia, sebbene abbia registrato un incremento rispetto all’anno precedente dallo 0,15% Aps/Pil allo 0,19%, (dai 2996,39 milioni di dollari del 2010 ai 4240,89 del 2011) continua a rimanere tra gli ultimi quattro Paesi nella classifica dei donatori Oecd/Dac. Inoltre, il dato espresso dalle statistiche internazionali risulta controverso se si considera che il 30% degli aiuti bilaterali del 2011 deriva da interventi di emergenza per il sostegno rifugiati sul territorio italiano, erogati in occasione delle crisi successive alle primavere arabe. Inoltre, circa il 36% dell’aiuto italiano è imputabile alla conversione e cancellazione del debito. La contabilizzazione dell’“aiuto creativo” o “aiuto fantasma”, benché consentito dalle regole di reportistica internazionale, è da tempo fonte di critiche da parte delle Ong europee poiché spesso consente ai governi di gonfiare i dati ufficiali. (Dati Actionaid)

L’obiettivo europeo resta lontano. Secondo le stime della Commissione europea, nel 2015 all’Ue mancheranno 46 miliardi di euro per raggiungere l’obiettivo dello 0,7% Aps/Pil concordato nel 2005. A fronte di questa previsione, anche i Paesi più lontani dagli obiettivi – tra cui l’Italia – hanno riaffermato il loro impegno. Per il nostro Paese, però, sulla base delle proiezioni della Commissione europea nel 2012 l’aiuto sarà  pari allo 0,12% del Pil, con una contrazione di 1,2 miliardi di euro rispetto al 2011. L’Italia, insieme a Francia e Germania, è responsabile di circa il 54% dell’ammanco previsto per raggiungere l’obiettivo dello 0,7%. Tuttavia, mentre gli altri due Paesi si dovrebbero mantenere in media con l’Europa a 27, la distanza italiana rimane evidente, nonostante la crescita. (Dati Actionaid)

Le ong. Dal 2006 al 2010 le ong italiane riconosciute in base alla legge 49/87 che hanno progetti all’estero sono cresciute del 14%, passando da 253 a 289. La grande maggioranza delle organizzazioni è di piccole dimensioni, ovvero con non più di 10 collaboratori: questo gruppo rappresenta il 62% del totale. Crescono quelle con più di 100 collaboratori: da 12 nel 2007 a 18 nel 2010. Queste associazioni, nonostante siano le meno numerose, gestiscono il grosso degli espatriati (oltre il 50%). Nel 2010 i paesi in cui lavorava almeno un operatore italiano sono 116. L’Africa è la prima zona d’intervento della cooperazione italiana con 4.045 operatori (dati del Dossier Siscos “Un mestiere difficile”).

I cooperanti. Nel 2011 sono 6.392 gli operatori gli operatori della cooperazione internazionale italiana. Nel 2010 risultavano 7.194 (dati del Dossier Siscos “Gli operatori della cooperazione internazionale”).

 

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