Inconsapevoli di un’eredità 

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Non si può immaginare nulla di più assurdo della Prima guerra mondiale, nella quale Germania e Russia, Austria Ungheria e Francia, Inghilterra e Italia hanno distrutto se stessi in nome di mediocrissimi interessi nazionali. Nulla di più tenebroso degli anni dal 1919 al 1945, quando l’Europa ha conosciuto contemporaneamente il trionfo del fascismo, del nazismo e del comunismo. In un certo senso, è preoccupante che le generazioni più giovani ma anche quelle più mature, dei sessantenni e dei settantenni, non abbiano la minima impressione fisica e visiva di quale sia stata la vita europea nel corso di quegli anni. Dovrebbero studiare profondamente quel passato, per conoscere e apprezzare la condizione nella quale viviamo.
Questa condizione è, per usare una parola, semplicemente di felicità , sebbene di questa felicità  non siamo consci e consapevoli. Non ne siamo consci: perché ancora oggi i francesi non comprendono i tedeschi, i tedeschi non comprendono i francesi, gli inglesi non comprendono gli italiani, gli italiani non comprendono gli inglesi. Dovremmo conoscerci molto meglio: mentre la letteratura dedicata dagli europei ai diversi Paesi europei è singolarmente mediocre e piena di pregiudizi e rancore. Viaggiamo moltissimo, come mai abbiamo viaggiato, eppure ignoriamo i caratteri del Paese che attraversiamo o dove viviamo. Mi chiedo perché. Forse l’unica risposta è che, malgrado la conciliazione e l’unificazione, gli europei hanno perduto quel dono di intelligenza vicendevole che avevano i greci nel tempo di Erodoto o i romani nel tempo di Apuleio. Abbiamo perduto doni essenziali come l’intuizione psicologica, il senso del diverso e dell’altro. Tutte le ridicole polemiche sull’euro, che si sono svolte negli anni scorsi e continuano a svolgersi, lo dimostrano.
È ancora lontano il momento in cui l’italiano vivrà  a Parigi, o a Londra o a Berlino, con lo stesso amore che si può avere per le cose di casa propria: il momento in cui il cosiddetto straniero sarà  più intelligente e comprensivo del connazionale. Non so quali possano essere i rimedi. Certo, lo sviluppo e il perfezionamento delle istituzione europee, per quanto sia desiderabile, non è sufficiente.


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