Botte e coltellate, è caccia all’immigrato in Abruzzo le “ronde dei giustizieri”

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SONO inseguiti, braccati. Spacciatori e contadini, clandestini o regolari. Ronde, coltellate, pestaggi. In un paese dell’Abruzzo sono arrivati i giustizieri della notte contro gli immigrati. È la legge fai da te a Luco dei Marsi. In prima linea la famiglia del sindaco. A meno di un’ora da Roma capitale c’è un’Italia degli schiavi sopraffatta dalle violenze e ricattata dal racket dei padroni degli orti, botte e pizzo, imboscate e un obolo di 7 o 10 mila euro per intascare un falso contratto di lavoro e ottenere un permesso di soggiorno. Un inferno nascosto fra Avezzano e i confini della Ciociaria, in quella conca del Fucino che una volta era un lago e oggi è distesa di campi dove si spaccano la schiena magrebini, macedoni, rumeni, bulgari, albanesi. Lì i raid sono cominciati a fine settembre, ma dopo l’ultimo “pattugliamento” e quattro ferimenti in pochi giorni — tra le vittime anche un italiano, Ennio Tommasi, che s’intratteneva con alcuni extracomunitari — due marocchini hanno riconosciuto i loro aggressori. Uno è il figlio poliziotto del sindaco di Luco dei Marsi, l’altro sarebbe un suo nipote.
Il paese ha 6mila abitanti e quasi 900 immigrati, la provincia è quella dell’Aquila, patate, carote, barbabietole e un esercito di disperati che lavorano tre mesi l’anno e per il resto sopravvivono con lavoretti in nero o — alcuni, solo alcuni — vendendo coca. Troppi stranieri e troppe tensioni. A Luco dei Marsi è così cominciato a montare in quest’autunno un risentimento contro tutti gli immigrati, senza differenza fra buoni e cattivi, onesti e disonesti. E poi sono cominciate le ronde. E la caccia all’uomo.
L’altra notte — quella di venerdì — l’ultima scorribanda.
Non è ancora l’una, due agricoltori marocchini cercano un passaggio per tornare nella cascina dove dormono con altri trenta connazionali. Sono al centro del paese, si avvicinano a una tabaccheria per acquistare sigarette in un distributore automatico. Qualcuno li segue. I due vengono circondati. Uno degli immigrati riesce a fuggire, l’altro si risveglia il giorno dopo. Racconta Almiraia Halderaha: «Mi sono venuti addosso in tre, mi hanno massacrato, ho ripreso i sensi in ospedale e non avevo più i 210 euro nel portafoglio. Il mio amico che è scappato mi ha detto che uno dei picchiatori lo conosceva: è un poliziotto di Luco».
Almiraia ha presentato denuncia. E anche l’amico che è fuggito e poi è andato al commissariato di Avezzano. È Rashid El Dovhali, che ora dice: «Ho riconosciuto il figlio poliziotto del sindaco di Luco dei Marsi quella sera e poi l’ho detto ai poliziotti che mi hanno mostrato le sue foto».
C’è qualcun altro che ha visto tutto quella notte. Anche lui è un marocchino, che dalla sua casa ha assistito al pestaggio. Anche lui è pronto a testimoniare.
E c’è ancora un altro marocchino assalito il 25 settembre che ha avuto lo stesso destino di Almiraia. Si chiama Hicham Ouguandar. Ricorda: «Mi è venuto incontro un uomo dicendo: “Fermo polizia” e ha tirato fuori il tesserino. Poi sono arrivati altri tre, mi hanno messo al muro e picchiato con stanghe di ferro. Mi hanno rubato 170 euro. Uno è un poliziotto, è il figlio del sindaco di Luco». Hicham dice che di avere saputo di molti amici pestati in paese dai giustizieri delle ronde.
I drammatici racconti — quelli di venerdì scorso e quello del 25 settembre (che potete vedere integralmente sul sito di Repubblica. it) sono stati raccolti da Angelo Venti, che è il direttore del giornale online Site. it., referente regionale di Libera e soprattutto è quel cronista che per primo ha scoperto nei mesi successivi al terremoto abruzzese del 2009 le infiltrazioni mafiose negli appalti per la ricostruzione e gli imbrogli sui bagni chimici e sugli “isolatori sismici” nelle case delle new town dell’Aquila.
Sono tre testimonianze dettagliate contro Luigi Palma, figlio del sindaco di centrodestra di Luco dei Marsi Domenico Palma, un ex commissario di pubblica sicurezza. Le indagini stanno accertando anche il ruolo che avrebbe avuto nei raid un nipote del sindaco, un ragazzo di 21 anni svelto di mano e — sussurrano in paese — anche di coltello.
È una polveriera i questi giorni il paese di Luco dei Marsi. L’altra settimana i consiglieri di opposizione avevano già  sollevato il caso delle scorribande razziste parlando «di squadre di aspiranti giustizieri che pensano di agire al di sopra delle leggi», Domenico Palma ha reagito parlando di «pettegolezzi e dicerie». Risponde oggi a Repubblica il sindaco di Luco: «La magistratura sta indagando, vedremo cosa accerterà  ».
In paese ormai non si parla d’altro. Nei prossimi giorni o nelle prossime ore a Luco dei Marsi tutto sarà  più chiaro e si conosceranno i nomi di tutti i giustizieri, quelli che vanno a caccia di immigrati nelle campagne d’Abruzzo.


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