Le ragioni della generazione perduta

Loading

Quanto accaduto è gravissimo. E mette in evidenza il grado di crisi ormai irrecuperabile delle nostre istituzioni repubblicane. Sono la dimostrazione di come le istituzioni siano non solo lontane dai cittadini ma siano proprio contro.
Siamo alla guerra generazionale, anche se nessuno osa usare questa parola. I nostri giovani sono stati derisi, presi in giro, dileggiati, maltrattati. È stato rubato loro ogni briciolo di futuro. Praticamente, il mondo degli adulti in questi anni ha saputo dir loro solo una cosa, la peggiore che si possa dire a un giovane: sei nato nel momento sbagliato. E, come se ciò non bastasse, di fronte alle loro disperate proteste, è stata messa in scena la solita vecchia narrativa: quella degli scontri, della violenza. Senza ascoltarli minimamente sulle ragioni del loro malcontento, sulle loro giuste e inevitabili preoccupazioni, sul loro disagio conclamato. Come? Con la vecchia tesi di alcuni gruppi prevaricatori che rovinano la festa. Così tutta l’attenzione è andata alla prevaricazione e non a tutti gli altri. 
A questo servono i lacrimogeni. Il solito stratagemma stantio del cosiddetto mondo adulto al potere per rifiutare ogni dialogo. È così dall’inizio dei tempi. I gruppi prevaricatori e i lacrimogeni che avvelenano la protesta pacifica, non sono «neutri». Ma funzionali a chi non vuole ascoltare. A chi invoca l’avvelenamento. Ha paura del dialogo e del confronto. I media, poi. Pare non aspettino altro che l’atto di violenza, senza chiedersi più neppure da che parte venga. È il copione che si ripete da anni. 
In sintesi, i ragazzi sono sempre più soli. Nessuno ha intenzione non solo di difenderli, ma neppure di ascoltarli. L’equazione che ci propone la falsa narrazione dei nostri governanti, amplificata dai media a loro asserviti? Sempre la stessa: manifestare contro qualcosa o qualcuno, equivale a commettere atti di violenza, a delinquere. Anche se non è vero. Questa non è solo una falsità , ma un atto di violenza. Il risultato che si vuole ottenere è sempre lo stesso: far capire all’opinione pubblica che ogni forma di critica oggi è bandita, specie se proviene da giovani nullatenenti. L’unico valore è l’ubbidienza cieca e amorfa, con tanti saluti alle parole contro l’obbedienza di un educatore come don Milani. 
È vero, i giovani del movimento sono soli come mai nessuna categoria sociale è stata negli ultimi decenni. E ne sono consapevoli. Sinceramente, non credo che arriveranno persone adulte capaci di toglierli dal vicolo cieco nel quale sono stati messi. Neppure i loro genitori sono più in grado di aiutarli. Al massimo ci sarà  chi, come al solito, cercherà  di cavalcare l’onda della loro protesta, se un’onda ci sarà  e riuscirà  a rimanere abbastanza alta per un certo periodo di tempo. O troveranno da soli una strada per cambiare le cose, o le cose non cambieranno. Soprattutto per loro. Non c’è altra possibilità . E loro lo sanno. La strada è lunga. Ma di fronte all’ostinazione e alla disperazione, di fonte alla consapevolezza che non si ha nulla da perdere, nulla fa paura.


Related Articles

Steve Jobs e Edison, divergenze parallele

Loading

COMMIATI A confronto gli elogi funebri dei due innovatori
Le lacrime per il fondatore di Apple sono il trionfo del capitalismo postmoderno fondato sulla gradevolezza

Una spy-story colma di congetture irrisolte

Loading

«L’enigma del quaderno. La caccia ai manoscritti dopo la morte di Gramsci»di Franco Lo Pipero

Università. Tagliati 10 mila ricercatori e un miliardo di euro in dieci anni

Loading

La denuncia dei rettori e dei presidente degli enti pubblici di ricerca. L’età media dei ricercatori è 50 anni, il reclutamento è bloccato

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment